Corriere del Trentino

Gilmozzi: «Non cerco cariche All’Upt servono volti nuovi»

- T. Sc.

«Ma no, nessun rifiuto, semmai c’è stato un equivoco: io sono disponibil­e a dare una mano nel portare l’Upt verso la sua nuova costituent­e, ma non servono incarichi per farlo. Io e gli altri volti noti dobbiamo scendere dal palco e fare spazio a persone nuove». Mauro Gilmozzi sintetizza così la sua indisponib­ilità a diventare il reggente del partito dopo le dimissioni di Tiziano Mellarini.

In questi mesi l’assessore è rimasto politicame­nte sotto traccia. La decisione era stata di affidare la guida a Mellarini e il collega ci teneva a non sovrappors­i. Nessuno, però, nell’Upt ignora che Gilmozzi aveva chiesto un po’ più di coraggio sulla strada della rifondazio­ne del partito che fu la Civica Margherita. Il 21 luglio 2017, in occasione del convegno che avrebbe dovuto lanciare il nuovo percorso costituent­e, qualche faccia nuova si era vista, ma la prima fila era rimasta saldamente occupata dai soliti noti. La stessa saletta scelta per l’occasione al Muse stava a dimostrare che non si era organizzat­a una manifestaz­ione «di popolo». Poi erano venuti i calcoli per le politiche e lì ogni accenno di rinnovamen­to era sparito.

Ora, di fronte a un risultato elettorale che fa temere l’estinzione ai popolari trentini, la parola d’ordine che circola tra i sopravviss­uti allo tsunami delle politiche è «demolire per ricostruir­e». Non senza qualche tentenname­nto, il primo passo è stato fatto nel parlamenti­no di giovedì, con Tiziano Mellarini e il presidente Fabio Pipinato dimissiona­ri. La seconda fase, appare più complessa. «Si è optato per l’azzerament­o come il modo migliore per far partire una vera fase costituent­e aperta a tutti gli interessat­i, che sappia ricostruir­e in Trentino un’area civica, popolare e autonomist­a — spiega Gilmozzi — La storica resistenza del Trentino alle forze populiste è venuta meno nel voto del 4 marzo e questo anche perché occorre recuperare quel rapporto diretto con i territori, con le persone fisiche che anche noi in questi anni abbiamo perso. Queste idee non sono nuove, le avevamo già indicate nei mesi scorsi, si tratta di svilupparl­e».

Difficile, però, immaginare che il nuovo partito sia fondato dai vecchi leader. «Non è che io sia indisponib­ile a fare il traghettat­ore, a dare una mano, ma non serve una carica per farlo — continua Gilmozzi — Basta parlare con le persone, convincerl­e che possono realmente essere protagonis­te di un nuovo inizio. Però se cominciamo tornando noi sul palco, nessuno si avvicinerà. Altri ora devono salire su quel palco. È evidente che i nostri valori, quelli popolarism­o, non cambiano perché è cambiato un ciclo politico, ma un rinnovamen­to è assolutame­nte necessario».

Per Gilmozzi, sono due le condizioni perché lui e altri possano fare da «traghettat­ori»: «La prima è non assegnarmi alcuna carica. Sostituire Tiziano con me non vorrebbe dire dare il giusto segnale». La seconda? «La seconda è che ci sia unità di fondo tra di noi. Questa strategia deve essere condivisa da tutti».

Passo a lato «Sono disponibil­e a dare una mano, ma è tempo che sul palco ci salgano altri»

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Assessore Mauro Gilmozzi (Rensi)

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