I posti di lavoro in più sono 3.154 Olivi: «Ora priorità alla qualità»
«Per la prima volta dal 2008, tutti i dati sul lavoro sono tornati positivi». È comprensibilmente soddisfatto Alessandro Olivi elencando gli indicatori che decretano l’attesa inversione di tendenza del mercato del lavoro in Trentino. In termini relativi, la disoccupazione cala anche più che in Alto Adige. Ugo Rossi invita a leggere i dati alla luce della ripresa dell’economia decretata giovedì dalla
Camera di commercio: «Non si può più parlare di crisi economica in Trentino».
I dati di Agenzia del lavoro e Istat sono di fatto concordi: nel 2017 in Trentino è cresciuta l’occupazione, in particolare quella femminile e giovanile, si è ridotta la disoccupazione ed è calato anche il ricorso ai tradizionali ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione. Il tasso di attività (71,7%) è cresciuto dello 0,8%, quello di occupazione (67,6%) dell’1,5% , quello di disoccupazione (5,7%) è calato dell’1,1%. A Bolzano, rispetto al 2016, il tasso di occupazione si attesta al 72,4% con una crescita dello 0,2%, quello di disoccupazione al 3,1%, con un calo dello 0,6%. Nel complesso, le Province autonome fanno meglio non solo del resto d’Italia, ma anche del Nordest (occupazione al 67,4%, più 0.8%, disoccupazione al 6,3% e calo dello 0,5%).
In termini assoluti, in Trentino, le assunzioni nel 2017 fanno registrare un più 10.223 unità (+7,6%) rispetto al 2016 e sono state più dei licenziamenti. Il saldo occupazionale è così positivo: più 3.154. La crescita interessa soprattutto il settore secondario manifatturiero e terziario. La prestazione migliore riguarda l’occupazione femminile, che cresce molto di più di quella maschile: +7.414 le donne assunte nel 2017 (+2.809 gli uomini). Ciò si riflette anche nel tasso di occupazione: stabile quello maschile, al 73% circa, mentre quello femminile è cresciuto da 59,1 al 62,1%. Bene anche i giovani: +6.883 unità le assunzioni nel 2017 (+1.395 tra i 30-54enni e +1.945 tra i 55enni e oltre). A beneficiare delle nuove assunzioni sono solo i lavoratori italiani, a conferma del fatto che i primi lavoratori a pagare lo scotto della crisi sono stati gli stranieri. Le ore di cassa integrazione sono state 221.795 in meno e il trend di gennaio 2018 conferma la tendenza.
L’aspetto negativo riguarda la qualità dei nuovi posti di lavoro. Il tempo indeterminato in senso stretto resta sostanzialmente stabile, cala di 44 unità. Crescono le assunzioni del contratto a tempo indeterminato in senso lato, riferito all’apprendistato (+918 assunzioni). Cresce soprattutto il lavoro somministrato (+3.242 unità), cosa che in parte si spiega col ricorso che ne fanno le imprese nei picchi di produzione. Gli incentivi provinciali sembrano aver svolto il loro compito dato che 1.030 assunzioni sono state fatte, o mantenute (513), a fronte di incentivi.
«Fino all’anno scorso — osserva Olivi — il problema della qualità del lavoro si poneva meno, dato che era il lavoro tout court a mancare. Ora che tutti gli indicatori sono tornati positivi, la nostra priorità si chiama qualità del lavoro. Bisogna parlare di formazione continua, di contratti aziendali, di partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali e di far incontrare domanda e offerta di lavoro stando attenti a guardare non solo alle esigenze produttive di oggi, ma anche a quelle di domani».
A riprova di una fase generalmente positiva, Rossi anticipa un dato: «Il bilancio di A22 chiuderà con un 14% di utili in più».