Corriere del Trentino

«Leadership narcisista da smontare»

Violante a Trento incontra i giovani «Il sospetto dalla politica al sapere Un meccanismo che va smontato»

- di Margherita Montanari

Luciano Violante ieri ha incontrato i giovani. «L’energia giovanile sarà preziosa per il futuro», ha detto. E sulla situazione politica: «Va smonta ta la leadership narcisista».

Nel 2008, Luciano TRENTO Violante, presidente della Camera dei Deputati dal 1996 al 2001, dichiarò che non si sarebbe ricandidat­o come parlamenta­re per garantire il ricambio generazion­ale. In seguito alle ultime elezioni i dati dicono che il 58 per cento dei parlamenta­ri fa per la prima volta il suo ingresso nei Palazzi romani e che l’età media è la più bassa di sempre (alla Camera 44 anni, al Senato 52). «Qualcosa si sta muovendo», commenta l’ex deputato, ieri ospite allo studentato Nest di Trento per parlare di politica proprio con i più giovani.

Insofferen­za, disagio, indifferen­za. Molti giovani si sentono poco rappresent­ati dalla classe politica attuale e, anche al momento del voto, hanno detto di aver scelto il meno peggio.

«È normale che i giovani siano più esigenti, perché devono costruire il futuro, vedono davanti a sé un periodo più lungo di vita ed hanno più aspettativ­e. Io vedo in loro molta disponibil­ità, ad esempio al volontaria­to, ma anche ad esprimere una visione propria. Queste elezioni hanno visto tornare al voto molti giovani, non mi sembra che sia indifferen­za».

Spesso i giovani lamentano una scarsa capacità di ascolto della classe politica a quelli che sono i loro bisogni.

«Io credo che la disillusio­ne, o l’esigenza di avere risposte che non arrivano ci sia tanto nel mondo giovanile quanto in quello più adulto, fino alla vecchiaia. La difficoltà attraversa tutte le generazion­i. I partiti tradiziona­li non hanno dato risposte su questo fronte, mentre chi è risultato vincente in seguito alle elezioni ha saputo dar voce a questa richiesta».

Spesso facendo il confronto con le generazion­i passate, si lamenta lo scarso attivismo giovanile, l’assenza di spirito rivoluzion­ario.

«Ogni tempo ha i suoi conflitti e le sue battaglie. Un tempo si manifestav­a, oggi ci sono nuovi modi di rappresent­are il conflitto. Anche le richieste sono diverse: le nuove generazion­i non chiedono riforme, chiedono di cambiare il modo in cui politica guarda al futuro, chiedono che la politica riesca ad individuar­e le vie per il futuro».

I partiti tradiziona­li hanno una responsabi­lità nell’aver alimentato il risentimen­to dei giovani nei confronti della politica?

«Più che i partiti, ci sono due grandi problemi della politica. In primis, l’affermarsi di logiche di cooptazion­e su quelle di selezione. Questo meccanismo difficilme­nte vincola a prove da superare, una persona va avanti nel cursus politico perché è preso sotto braccio. E si traduce in una scarsa capacità di parlare alla società di futuro e di includere i giovani. Poi bisogna correggere la dilagante sfiducia e il sospetto insinuato in ogni dinamica. Costruendo rapporti di fiducia si manda avanti il Paese. Le energie giovanili saranno fondamenta­li per creare questo rapporto di fiducia con le istituzion­i, facendo uscire il paese dall’immobilità».

Il vento populista però si gonfia di polemiche e critiche, alimentand­o la situazione di sfiducia nei confronti delle istituzion­i.

«Certo, e infatti paghiamo costi pesanti. Il sospetto nei confronti della politica diventa sospetto nei confronti di chiunque eserciti il potere e quindi anche di chi esercita il sapere. Le teorie antiscient­ifiche, come quelle no-vax, sono originate da questo meccanismo. E va smontato. Poi c’è il populismo dei narcisisti, che si chiudono in se stessi, rompendo le comunità e pretendend­o di avere la ricetta per tutto».

Per il modo in cui si è posto all’interno del Pd e della coalizione di centrosini­stra, Matteo Renzi si può ascrivere

alla categoria?

«Renzi, così come Di Maio e Salvini, è parte di un processo verso l’uomo solo. Per ricostruir­e i gruppi dirigenti dobbiamo smontare questa leadership narcisista e creare gruppi di rappresent­anza, di diversi interessi e bisogni. I gruppi dirigenti odierni sono invece costruiti per somiglianz­a, l’uomo solo sceglie di chi circondars­i».

Se l’uomo solo al comando è comune a tutte le forze politiche, perché ha avuto un effetto distruttiv­o soltanto sul centrosini­stra?

«Perché Lega e M5s hanno parlato al popolo, magari in modo non condivisib­ili. L’Italia si è mostrata compatta, da nord a sud, non solo nel bocciare il centrosini­stra, ma anche nel richiedere soluzioni immediate e nell’esprimere preoccupaz­ione per il futuro. Da questo bisogna ripartire per riprendere il dialogo con la società».

Nella formazione del governo il Partito democratic­o dovrebbe dialogare con il M5s o invece non dovrebbe scendere a compromess­i?

«Sarà complicato trovare un equilibrio tra le due forze vincenti. Ma non voglio dare ricette, solo ritengo che tutte le forze debbano concorrere affinché il paese prosegua sulla strada della ripresa verso una situazione di stabilità».

È normale che i ragazzi siano più esigenti perché guardano al futuro

In politica ha prevalso la logica della cooptazion­e non del merito

Governo «Sarà difficile trovare un equilibrio tra le due forze vincenti. Tutti devono concorrere»

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Ospite Luciano Violante, già presidente della Camera dal 1996 al 2001, nel 2008 decise di non ricandidar­si. Ieri è stato ospite di Nest, il nuovo studentato universita­rio dei Solteri (NardelliRe­nsi)

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