Bonus docenti, no dei professori «Logica becera»
Documento dell’Istituto comprensivo Giudicarie esteriori: soldi in un fondo per la scuola
«No al bonus docenti: i soldi non riscossi siano utilizzati per migliorare la scuola». È la posizione degli insegnanti dell’Istituto comprensivo Giudicarie esteriori: il documento inviato a Rossi.
TRENTO «Siamo convinti che il bonus introduca in modo estremamente goffo una logica del tutti contro tutti, una logica becera e logorante». Per questo i docenti dell’Istituto comprensivo Giudicarie esteriori hanno deciso di dire «no». E di rifiutare il premio in denaro previsto dalla riforma della «Buona scuola» per gli insegnanti «meritevoli».
Le motivazioni sono spiegante in un ampio documento votato dagli insegnanti dell’istituto (con sei astensioni) e inviato al presidente della Provincia Ugo Rossi. «Non contestiamo il fine del concorso a premi, ma l’efficacia del mezzo» scrivono i docenti. «A nostro avviso infatti — proseguono — il premio ai “più bravi” non solo non centrerà l’obiettivo sperato, ma addirittura fungerà da impedimento allo stesso». Per varie ragioni. «Il premio — sottolineano i docenti — indurrebbe ogni insegnate a lavorare più per sé e meno in collaborazione con i colleghi». Ma avrebbe anche «l’effetto sgradevole di creare una separazione tra chi ne beneficia e chi no, innescando dinamiche di confronto se non addirittura di rivalità». Senza contare che qualche docente potrebbe avviare «una “indagine di marketing” per individuare gli aspetti più redditizi in termini di punteggio per dedicarvi energie, anche a costo di sacrificare la propria idea di didattica».
Gli insegnanti dell’istituto vogliono essere chiari: «Non siamo contrari a una valutazione del nostro operato da parte di terzi, non abbiamo alcun timore. Siamo anzi favorevoli a una scuola aperta al dialogo. Ma siamo contrari a una valutazione divisiva, che segni distinzioni nette tra “bravi” e “meno bravi”, che crei delle classi di merito in grado di corrompere la salubrità del luogo di lavoro».
I docenti però vanno oltre. E propongono di utilizzare i premi non assegnati alla creazione di un «fondo per il miglioramento scolastico», da destinare a interventi nell’istituto: dal potenziamento delle attività didattiche fino ai lavori per rendere più accoglienti gli ambienti della scuola. «Un uso — concludono — più proficuo per elevare ulteriormente la qualità del nostro istituto».
Per ultimo, gli insegnanti allargano il raggio d’azione. E si rivolgono in primo luogo al dirigente scolastico dell’istituto, invitandolo «ad aderire, anche solo intellettualmente, alla petizione». Poi lo sguardo va oltre. «Vogliamo incoraggiare colleghi di altri istituti — scrivono — a manifestare il proprio disappunto attraverso pratiche efficaci e il più possibile condivise e collegiali».