Nasce F.t.bio: colmiamo gap istituzionale
Il 7% delle aziende trentine sono biologiche. Zanghielli: manca sistema di sostegno
In principio era Atabio, l’associazione intersettoriale dei produttori, dei trasformatori e dei consumatori biologici e biodinamici della provincia di Trento. Oggi c’è F.t.Bio, la Federazione trentina agricoltura biologica e biodinamica, che dalla precedente esperienza ha preso le mosse «per colmare un gap istituzionale — spiegano i promotori — creando uno strumento unitario di rappresentanza per il biologico in Trentino». Delle 1.080 aziende produttrici bio del territorio (cresciute del 27% in un anno) al nuovo organismo hanno aderito, finora, in 200. Sono raggruppate in associazioni (Amici della terra, Rastel, Biodistretto della Valsugana e della Val di Gresta, Ortazzo), ognuna delle quali esprime un rappresentante all’interno del consiglio della Federazione, alla quale, a oggi, è associata anche una ventina di produttori singoli «perché non in tutti i territori esiste un’associazione cui fare riferimento». I numeri del settore, tuttavia, si fanno di anno in anno più importanti: dal 2016 al 2017 le aziende agricole biologiche in Trentino sono arrivate a rappresentare il 7% del totale, le superfici coltivate sono passate da 6.923 a 7.113 ettari, quelle dedicate al viticolo e all’olivo sono cresciute del 19%, del 12% quelle occupate dal frutticolo e piccoli frutti. Contando anche i terreni dedicati a foraggiere e pascoli, alla coltivazione di noce e castagno e all’orticolo (compresi seminativi, piante e officinali e vivai) si stima una resa totale di quasi 47,5 milioni di euro. I prodotti coltivati biologicamente vengono pagati fra il 30 e il 40% in più di quelli che non lo sono.«In questo momento ci sono molte aziende che si vogliono avvicinare al biologico, ma non c’è un sistema o una rete che dia loro supporto, sia all’inizio che durante e dopo il processo di certificazione — sostiene il presidente della Federazione Maurizio Zanghielli — F.t.Bio intende proporsi come interlocutore tra i vari attori del sistema».
Fra gli obiettivi del nuovo organismo anche il recupero dei terreni abbandonati e incolti attraverso l’attivazione di percorsi concertati con i Comuni per individuarli e lo strumento della Banca della terra per favorire le iniziative imprenditoriali; la promozione di incontri e seminari sul biologico per produttori e consumatori e l’informazione e la formazione sulle Reti di impresa, lo strumento che per tutti i settori ha debuttato nel 2009 ma che è stato declinato in chiave agricola solo con il decreto competitività del 2014. «Una modalità già molto usata in Veneto — spiega Ezio Dandrea, membro del direttivo — e che per il Trentino potrebbe costituire un’innovazione».
«Sembra che l’Ufficio per le produzioni biologiche della Provincia possa essere accorpato a quello che gestirà il Piano di sviluppo rurale — rivela il vicepresidente Stefano Delugan — Sarà nostra cura tenere alta la guardia e monitorare questo passaggio per fare in modo che l’attenzione al biologico rimanga alta». Nessun commento, infine, sul protocollo di intesa tra Fondazione Edmund Mach e FederBio siglato la scorsa estate.
Delugan Ufficio per le produzioni biologiche della Provincia accorpato? Siamo contrari