Cavalese, Patt con Rossi Pd silenzioso
Punto nascita, Panizza rilancia: «Noi per la riapertura». Imbarazzo nel Pd
«Le opposizioni hanno attaccato il centrosinistra autonomista insistendo sulla questione dei costi. Ma sappiano che non è quello il problema». Così il segretario autonomista, Franco Panizza, interviene sulla tormentata questione del punto nascita di Cavalese. «Ora il centrodestra capirà le resistenze romane — dice — noi siamo per la riapertura».
TRENTO «Adesso, con i loro rappresentanti a Roma, si renderanno conto della reale situazione. E delle difficoltà che abbiamo affrontato». Franco Panizza non ci gira troppo intorno. Di fronte alle «continue strumentalizzazioni» del centrodestra sulla tormentata questione del punto nascita di Cavalese, il segretario del Patt rovescia la prospettiva. E punta l’attenzione sugli stessi partiti che oggi attaccano la coalizione di governo. «In questi mesi — prosegue Panizza — le opposizioni hanno criticato il centrosinistra autonomista insistendo sulla questione dei costi. Ma sappiamo che non è quello il problema».
Il segretario autonomista riparte dalle ultime decisioni della giunta, con la lettera inviata a Roma dal governatore Ugo Rossi e dall’assessore alla sanità Luca Zeni per contestare la posizione «troppo formalistica» del comitato nazionale e per chiedere di poter riaprire il servizio fiemmese senza la necessità di costruire le sale aggiuntive
di ieri). E sottolinea: «Prendo atto di quanto deciso dall’esecutivo. E ribadisco: l’obiettivo dell’amministrazione provinciale è sempre stato quello di ripristinare il punto nascita di Cavalese. Mi pare che su questo la giunta sia sempre stata chiara». Ora, prosegue il segretario del Patt, ci si dovrà confrontare nuovamente con Roma, «anche se forse — ammette — sarebbe opportuno aspettare il nuovo ministro».
Proprio sul rapporto con gli esponenti romani si concentra la riflessione del segretario autonomista. Che ricorda ostacoli e difficoltà di un dialogo non sempre agevole. «Ho parlato un sacco di volte a Roma con chi si occupa di questa questione — ricorda l’ex senatore — e posso dire che non è così facile convincerli a concedere delle deroghe». Si parla di numeri, in primo luogo: «Sappiamo di lavorare su un terreno molto delicato» spiega Panizza. Ma anche di sicurezza: «È questo — assicura il segretario — il problema che a livello nazionale viene posto con maggiore attenzione». Di più: «In qualche occasione siamo stati addirittura accusati di mettere a repentaglio la salute delle donne chiedendo il mantenimento del punto. Ma poi abbiamo dimostrato che c’è un modello funzionale in grado di garantire la sicurezza».
L’ultima nota del comitato nazionale, però, ha stupito anche Panizza. «Nelle varie discussioni — ricorda — si è sempre parlato dei problemi legati alla carenza del personale. Non si è mai accennato all’aspetto strutturale. È chiaro che avere delle sale in più è una garanzia ulteriore sul fronte della sicurezza. Ma va comunque ricordato che i parti difficili non sono così frequenti e che la mortalità infantile, in Trentino, è ai minimi. In ogni caso, continueremo a muoverci per garantire il punto nascita».
In casa pd, invece, ci si trincera dietro un silenzio che cela un certo imbarazzo per una vicenda che continua a dividere. «Mi pare — si limita a dire il capogruppo Alessio Manica — che finora l’assessore abbia cercato di mantenere la parola data. Attendo di poter capire nel dettagli la situazione per valutare assieme alla maggioranza cosa fare».