Se i pediatri non ci sono
Valli, i problemi aumentano di notte
TRENTO Vietato stare male di notte, soprattutto se si tratta di bambini di alcune valli del Trentino. Sembra un ammonimento di un film, in realtà è la condizione dei piccoli ospedali provinciali. Arco, Tione, Borgo e Cavalese: ecco i quattro ospedali periferici di montagna dove la notte, per emergenze, i bambini possono essere assistiti dal medico del pronto soccorso, ma dove non vi è la reperibilità dei pediatri.
Tutto questo non per negligenze o per mancanze organizzative degli ospedali «spoke» (ossia che si occupano dei pazienti a livello territoriale), bensì perché, secondo le disposizioni di legge nazionali riguardanti la chiusura di reparti a bassa casistica assistenziale, non possono svolgere il loro compito 24 ore su 24, complice la carenza di personale specifico quali pediatri, ginecologi e anestesisti e l’obbligo di garantire ai medici specialisti almeno 11 ore di riposo giornaliere. Già qualche anno fa, la Commissione sui problemi della sanità in montagna del Ministero della sanità affermò che «alle zone montane, il welfare deve garantire l’effettività di un servizio sanitario commisurato sia su parametri demografici, che su criteri perequativi più articolati e flessibili, per favorire lo sviluppo dell’abitare in montagna, agevolandovi così la permanenza delle persone e salvaguardando il territorio a beneficio dell’intera comunità nazionale». Ma gli ospedali di Tione, Arco, Borgo e Cavalese sembrerebbero non garantire standard prioritari.
Dopo la chiusura del punto nascite di Cavalese, anche altri reparti sembrerebbero sotto la lente. Dopo la mancanza di pediatri, ginecologi ed anestesisti, è stato il tempo della mancanza di assistenza 24 ore su 24h, soprattutto notturna. Ora la questione verte sul garantire la presenza di due sale parto e una sala operatoria predisposte per ogni emergenza. Una situazione disagevole per milioni di famiglie e genitori che si trovano a dover fronteggiare, spesso di notte, urgenze pediatriche anche rilevanti, senza aver la certezza di un’assistenza in loco.
E se la situazione di Cavalese è nota, anche Borgo, Tione e Arco si trovano in una situazione transitoria, fermo restando che per le emergenze bisogna chiamare il 112. L’unità operativa di pediatria dovrebbe, come si legge nel sito dell’azienda sanitaria, «fornire servizi e prestazioni sanitarie in regime di pronto soccorso, osservazione breve, ricovero ordinario e visite nell’ambito delle competenze specialistiche pediatriche, a utenti di età compresa fra 1 mese e 14 anni per patologie a carattere acuto, e di età compresa tra 0 e 18 anni per le malattie croniche che esordiscono in età pediatrica» ma a quanto pare, per gli ospedali spoke, non vige questa regola. Mentre per Cavalese alcuni traguardi sono stati ottenuti — saranno reperibili nelle ore notturne medici «gettonisti» ossia specialisti esterni di comprovata esperienza che possano intervenire in caso di emergenza, e dal prossimo 30 marzo verrà prolungato di 2 ore il servizio di assistenza pediatrica — per Arco, Borgo e Tione l’assistenza pediatrica rimane invariata.
L’assessore Luca Zeni, dal canto suo, garantisce che i servizi di pediatria e ginecologia verranno ampliati per mantenere attivi e sicuri gli specialisti trovati dopo mesi di ricerche.