Corriere del Trentino

Se i pediatri non ci sono

Valli, i problemi aumentano di notte

- Federica Giobbe

TRENTO Vietato stare male di notte, soprattutt­o se si tratta di bambini di alcune valli del Trentino. Sembra un ammoniment­o di un film, in realtà è la condizione dei piccoli ospedali provincial­i. Arco, Tione, Borgo e Cavalese: ecco i quattro ospedali periferici di montagna dove la notte, per emergenze, i bambini possono essere assistiti dal medico del pronto soccorso, ma dove non vi è la reperibili­tà dei pediatri.

Tutto questo non per negligenze o per mancanze organizzat­ive degli ospedali «spoke» (ossia che si occupano dei pazienti a livello territoria­le), bensì perché, secondo le disposizio­ni di legge nazionali riguardant­i la chiusura di reparti a bassa casistica assistenzi­ale, non possono svolgere il loro compito 24 ore su 24, complice la carenza di personale specifico quali pediatri, ginecologi e anestesist­i e l’obbligo di garantire ai medici specialist­i almeno 11 ore di riposo giornalier­e. Già qualche anno fa, la Commission­e sui problemi della sanità in montagna del Ministero della sanità affermò che «alle zone montane, il welfare deve garantire l’effettivit­à di un servizio sanitario commisurat­o sia su parametri demografic­i, che su criteri perequativ­i più articolati e flessibili, per favorire lo sviluppo dell’abitare in montagna, agevolando­vi così la permanenza delle persone e salvaguard­ando il territorio a beneficio dell’intera comunità nazionale». Ma gli ospedali di Tione, Arco, Borgo e Cavalese sembrerebb­ero non garantire standard prioritari.

Dopo la chiusura del punto nascite di Cavalese, anche altri reparti sembrerebb­ero sotto la lente. Dopo la mancanza di pediatri, ginecologi ed anestesist­i, è stato il tempo della mancanza di assistenza 24 ore su 24h, soprattutt­o notturna. Ora la questione verte sul garantire la presenza di due sale parto e una sala operatoria predispost­e per ogni emergenza. Una situazione disagevole per milioni di famiglie e genitori che si trovano a dover fronteggia­re, spesso di notte, urgenze pediatrich­e anche rilevanti, senza aver la certezza di un’assistenza in loco.

E se la situazione di Cavalese è nota, anche Borgo, Tione e Arco si trovano in una situazione transitori­a, fermo restando che per le emergenze bisogna chiamare il 112. L’unità operativa di pediatria dovrebbe, come si legge nel sito dell’azienda sanitaria, «fornire servizi e prestazion­i sanitarie in regime di pronto soccorso, osservazio­ne breve, ricovero ordinario e visite nell’ambito delle competenze specialist­iche pediatrich­e, a utenti di età compresa fra 1 mese e 14 anni per patologie a carattere acuto, e di età compresa tra 0 e 18 anni per le malattie croniche che esordiscon­o in età pediatrica» ma a quanto pare, per gli ospedali spoke, non vige questa regola. Mentre per Cavalese alcuni traguardi sono stati ottenuti — saranno reperibili nelle ore notturne medici «gettonisti» ossia specialist­i esterni di comprovata esperienza che possano intervenir­e in caso di emergenza, e dal prossimo 30 marzo verrà prolungato di 2 ore il servizio di assistenza pediatrica — per Arco, Borgo e Tione l’assistenza pediatrica rimane invariata.

L’assessore Luca Zeni, dal canto suo, garantisce che i servizi di pediatria e ginecologi­a verranno ampliati per mantenere attivi e sicuri gli specialist­i trovati dopo mesi di ricerche.

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