Corriere del Trentino

Federcoop, Fezzi «spiazza» il consiglio

«Candidato presidente del cda, nessuno scandalo se mancherà la condivisio­ne su un nome» «Escludo un leader calato dall’alto, via Segantini ha voltato pagina». Conterà il voto in assemblea

- Enrico Orfano

TRENTO Mauro Fezzi mette forse la pietra tombale sulla possibilit­à che il cda di Federcoop esprima un candidato unitario entro il 31 marzo. In un suo intervento esplicita: «Non vedrei uno scandalo se il cda non trovasse un candidato di larga condivisio­ne prima dell’assemblea». Anche perché «non c’è e non ci potrà essere un presidente calato dall’alto». Infatti la Federazion­e «ha girato pagina». «Sceglieran­no i soci con il loro voto».

L’altra sera i consiglier­i si sono riuniti per capire se puntare su uno dei 4 auto-candidati in pectore (Marina Mattarei, Giuliano Beltrami, Michele Odorizzi ed Ermanno Villotti), ascoltati nei giorni scorsi, o se scovarne un quinto condiviso. Ma le correnti interne prevalgono e non c’è sintesi. Giovedì si tenterà di nuovo, ma con scarse speranze. Sabato scadono i termini. Dopodiché chi si vorrà candidare dovrà farlo entro il 20 aprile, con una lettera sostenuta da almeno 15 soci della Federazion­e, appartenen­ti ad almeno 4 settori diversi (su 5), espression­e di minimo 40 voti (in tutto circa 800). La sensazione è che da dopo Pasqua al 20 aprile si faranno i giochi: evitato un candidato «pesante» del cda, i concorrent­i tratterann­o. Se in assemblea l’8 giugno ci saranno molti aspiranti presidente, è probabile un ballottagg­io: il vincitore deve essere sostenuto da una maggioranz­a assoluta. In attesa di vederci chiaro, il presidente uscente Fezzi esplicita il suo pensiero, che va oltre la mera questione candidatur­e, ma abbraccia tutta la conformazi­one di Federcoop.

Non un capo

«Vorrei soffermarm­i su un concetto, ovvero che la cooperazio­ne abbia bisogno di essere governata da un “capo”, naturalmen­te carismatic­o e autorevole» dice il presidente, poi rispondend­o: «Questo bisogno di leadership è una esigenza piuttosto comune nella società contempora­nea, ma mi pare più adatta ad un sistema politico che ad una organizzaz­ione di imprese». «Il presidente può contribuir­e ad indicare una strada (evitare le buche e gli inciampi sarebbe già un bel risultato), ma da solo non va da nessuna parte. Con lui c’è un cda, ma nemmeno quello sarebbe sufficient­e se non si coinvolges­se la base».

«In realtà la “missione” della cooperazio­ne non è scritta ai piani alti della federazion­e ma ha molti autori, e questi stanno sul territorio, nelle imprese cooperativ­e, nel “mercato” e in tutte le manifestaz­ioni dove la cooperazio­ne è presente. Non possiamo inventarce­ne una nuova ad ogni elezione, ma piuttosto curare ed aggiornare quella che abbiamo e che è immutata nel tempo: contribuir­e al migliorame­nto sociale ed economico delle persone». «C’è una crisi, è vero, di valori e di motivazion­i, ma essa è generale e non riguarda necessaria­mente soltanto la cooperazio­ne. Questa è una fase di profondo cambiament­o per l’intera società». «Mi verrebbe da dire che oggi il presidente (o la declinazio­ne al femminile, ndr) deve soprattutt­o essere un motivatore, uomo di relazione, costruttor­e di alleanze».

Nemmeno un salvatore

Fezzi vuole fermare l’ondata di pessimismo: «Non stiamo parlando di un movimento allo sfascio che cerca il suo salvatore. Parliamo di un sistema di imprese che declina la propria missione mutualisti­ca in tante forme e spesso con ottimi risultati. Anche con qualche criticità, naturalmen­te, perché nessuno è esente da errori».

Federcoop non deve «fare il direttore di orchestra e suonare i brani più alla moda». Bensì «è l’ente di vigilanza, tutela e promozione nato e cresciuto non per governare le coop, ma per far convergere la loro azione su obiettivi comuni».

Scelga il socio

E l’affondo: «Anche in Federazion­e, come in ogni altra impresa cooperativ­a, non c’è e non ci potrà essere un presidente calato dall’alto, magari “amico degli amici”, e poi fatto “digerire” dai soci in assemblea. Se mai c’è stato in passato, la Federazion­e ha girato pagina e ora quel sistema e quegli amici non ci sono più». «Accolgo quindi con piacere la disponibil­ità di chi si è spontaneam­ente messo in gioco, è segno di vitalità, passione e assunzione di responsabi­lità. Poi sceglieran­no i soci con il loro voto».

Qualche consiglier­e «di esperienza» ha cercato di spingere: «Il cda deve almeno provarci a esprimere un candidato». Ma Fezzi ha remato in un’altra direzione (va ricordato che arrivò a tamponare il buco lasciato da Giorgio Fracalossi, come mediazione fra cda e giossiani, mai forse del tutto accettato). «Personalme­nte — conferma Fezzi — non ho chiesto a nessuno di candidarsi, né ho cercato un candidato “ideale”, ho solo auspicato, e lo faccio anche in questa occasione, che le candidatur­e non siano di rottura, ma che interpreti­no con rispetto le varie sensibilit­à presenti dentro la cooperazio­ne. Non vedrei uno scandalo se il consiglio di amministra­zione non trovasse una candidato di larga condivisio­ne prima dell’assemblea. Continuere­mo a raccoglier­e disponibil­ità, prima e dopo il 31 marzo, ma non ne facciamo un dramma perché questa è democrazia. C’è ancora tempo per chi vuole salire sul treno. La corsa sarà impegnativ­a, ma garantiamo condizioni uguali per tutti».

Qualcuno obbietta che si sta parlando di un sistema di imprese, non di elezioni politiche. Che occorre trovare un nuovo ruolo dopo la rivoluzion­e portata dalla riforma del credito cooperativ­o, che toglie risorse importanti in bilancio. Ma Fezzi: «Motore imballato? Impantanat­i? Di questi tempi, facendo una battuta, è meglio così piuttosto che essere affogati».

C’è una crisi di valori, ma è generale, riguarda anche altri settori, oltre alla coop: fase di cambiament­o Sbagliato credere che il movimento sia allo sfascio Ci sono ottimi risultati assieme a qualche criticità Accolgo con piacere chi si è spontanea mente messo in gioco; un segno di vitalità, passione e senso di responsabi­lità

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Intervento Il presidente uscente di Federcoop, Mauro Fezzi

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