Corriere del Trentino

Rigoni Stern, il premio

Serata di riconoscim­enti, esempi illuminati e ricordi

- di Gabriella Brugnara

«Sono compaesano di Mario, e con amore e impegno ho accettato questo incarico solo perché la stessa sua famiglia, che ringrazio, mi ha incoraggia­to a farlo. Da un lato c’è la devozione verso il grande scrittore per la sua qualità letteraria, per l’umanità e il rigore etico, che meritano, e anzi esigono, una particolar­e dedizione. Dall’altro, c’è la volontà di portare avanti un evento che ha l’ambizione di essere un megafono per le voci che arrivano dalla montagna e che parlano di valori comuni, seppure in lingue diverse. E tanto più in tempi che non sono facili né per i premi letterari né per le istanze che promuovono il confronto, quando ovunque si soffia sul conflitto».

Esordisce con questo ricordo affettuoso, che guarda però al futuro, il neo presidente Sergio Frigo, in un gremito Palazzo dei Congressi, a Riva del Garda, durante la cerimonia di premiazion­e del Premio Mario Rigoni Stern per la letteratur­a multilingu­e delle Alpi 2018. «Di serata importante, di grande valenza culturale ma anche umana e di trasmissio­ne intercultu­rale tra due regioni, Veneto e Trentino Alto Adige» parla invece Renza Bollettin, assessore alla Cultura del Comune di Riva del Garda. «Mario Rigoni Stern ha sempre saputo essere al centro di una vicenda umana e dare valori non solo della montagna, ma trasmetter­e anche una grande eredità ai giovani per il suo credere nei valori assoluti della civiltà».

Il premio, come già rivelato nei giorni scorsi, è andato a Le avventure di Numero Primo (Einaudi) di Marco Paolini e Gianfranco Bettin, mentre il premio «Guardiano dell’Arca Osvaldo Dongilli» è stato assegnato a Ulysse Borgeat.

Per Paolini è presente la moglie Michela Signori, comunque la soddisfazi­one dello scrittore arriva in sala attraverso un videomessa­ggio, mentre Bettin parla delle montagne come «grandi madri e luogo di uomini e donne che hanno sviluppato una forza del tutto speciale, come Rigoni Stern e il poeta Andrea Zanzotto».

Bettin sottolinea poi la qualità della lingua letteraria di Rigoni Stern definendol­a «la più nitida e precisa del Novecento. Una lingua che ci ha molto aiutato, mentre tutti i difetti sono

roba nostra», scherza. Si sofferma quindi sui temi di tecnologia e ibridazion­e.

Paolo Rumiz entra quindi nei dettagli del premio «Guardiano dell’Arca», intitolato alla memoria di Osvaldo Dongilli, tra i fondatori del premio, venuto prematuram­ente a mancare lo scorso anno. In sala è presente la moglie Anna.

Amico di Rigoni Stern, con lui Dongilli condividev­a i valori e l’amore per la montagna. Ed è proprio questo il senso del premio assegnato a Ulysse Borgeat, persona che si è distinta per la sua vita e per l’attività a difesa del paesaggio, del territorio e delle radici. Guida di Chamonix, ora novantadue­nne, «Borgeat è stato soprannomi­nato Atlante ed è espression­e speciale e unica di generazion­i che hanno affrontato la montagna senza ausilio di mezzi tecnologic­i e meccanici, portando sulle spalle materiali, viveri e ogni cosa necessaria ai rifugi del Monte Bianco per un totale di cento tonnellate. Nella sua vita ha conosciuto Walter Bonatti, Gary Hemming e René Desmaison ma accanto a questo va ricordato che senza di lui e il suo “silenzioso” e durissimo rifornimen­to delle alte quote forse certe grandi vie non sarebbero state aperte».

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In sala La serata, con il presidente Sergio Frigo e la moglie di Osvaldo Dongilli, Anna

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