Rovereto, Icarus Ensemble Oggi concerto e incontro
Che ci sia musica e musica già lo insegnava Luciano Berio negli anni Settanta, invitando a discernere con curiosità e spirito critico e mettendo il luce l’assurdità del dichiarare «a me piace la musica contemporanea». Una tale affermazione non ha significato poiché sottende un contenitore di stili tra i più svariati. Oggi alle 20.45 la Filarmonica di Rovereto ne metterà in luce un filone, quello che continua a trarre ispirazione dal passato, con sette prime assolute di compositori italiani. È altresì indubbio che ci sia musica e musica anche a seconda dell’interprete: con Icarus Ensemble la Filarmonica di Rovereto va sul sicuro.
La formazione di livello internazionale è sempre in prima fila per quanto riguarda la definizione della scena contemporanea attraverso l’esecuzione di opere in prima assoluta, collaborando con artisti del calibro di Marco Angius, Boltansky o Pan Sonic, facendo sentire la propria voce in trasmissioni radiofoniche e distinguendosi nel campo della didattica musicale. «Il senso del nostro concerto a Rovereto è complesso», spiega Marco Pedrazzini, pianista e concertatore di Icarus. «Il recupero del passato è iniziato nel secondo dopoguerra e oggi è molto differenziato per i diversi strati generazionali. Ne risulta una visione eclettica, dove talvolta al passato si allude in maniera critica e lo si piega ai propri fini». Un esempio è dato da Paolo Rotili che in chiusura con Ancora un’eco guarda a un passato che ha confuso le sue orme nel presente divenendo ricognizione del possibile. Apre invece il grande Luigi Abbate che gioca al décollage con la teoria degli affetti in Passus, seguito da Gabrio Taglietti che spiega la bandiera a favore della capacità comunicativa della polifonia del XIV secolo con cinque «traduzioni». Le suggestioni sulla tastiera di Antonio de Cabezón sono moltiplicate in prospettiva spettralista da Corrado Rojac, mentre la musica vocale di questo periodo fa da padrona in Madregal di Stefano Taglietti, forse il più affermato compositore in programma, e nel brano di Nicola Strafellini, così concentrato su Orlando di Lasso. «Ciò che mi ha affascinato nella sua musica — dice Strafellini — sono le sonorità così eleganti e al contempo libere e imprevedibili, pur nel loro legame alla “prattica”». Chi poi non vorrebbe guardare a Bach? «Ho deciso di concentrarmi sulle Goldberg — racconta Claudio Rastelli che propone Travestimento n.3 anziché il n.5 — agendo tra aderenza al testo e fantasia e racchiudendo in 8 minuti tutte le variazioni». Nell’approfondimento allee 18.30 alla sala Filarmonica grazie a «Momenti musicali» sarà possibile incontrare gli interpreti.