Corriere del Trentino

CITTÀ E PERIFERIE FORTE DUALISMO

- di Marco Brunazzo

Che in Trentino vi sia una qualche forma di competizio­ne politica tra centri urbani e periferie è acclarato. In numerose elezioni alcuni partiti sono stati stabilment­e più forti nei grandi Comuni e altri hanno dettato legge nelle valli. Lo stesso centrosini­stra autonomist­a ha costruito i propri successi su una sorta di «divisione del lavoro», con il Pd più forte nelle città e Upt e Patt determinan­ti nelle valli. Pur riconferma­ndo a grandi linee tale andamento, la consultazi­one del 4 marzo ha introdotto qualche elemento di incertezza in più: il centrodest­ra ha allargato il consenso un po’ ovunque e il centrosini­stra è stato sconfitto laddove si sarebbe aspettato di vincere.

Al netto delle dinamiche politiche nazionali, è plausibile che la frattura tra centro e periferia si ripresenti grosso modo anche alle provincial­i. Quali sono le ragioni della sua persistenz­a? Quali le implicazio­ni più ampie di un simile dualismo?

La spaccatura centro-periferia è stata molte volte tematizzat­a. Nel corso del tempo è venuta ad assumere diverse connotazio­ni: quella della cultura omologante contro la resistenza delle identità specifiche; dell’apertura ai processi di globalizza­zione contro la difesa degli interessi locali; della borghesia aperta alle trasformaz­ioni contro coloro che vogliono preservare le tradizioni. A livello più micro, non dobbiamo dimenticar­e che pure i centri urbani hanno le loro periferie. E infatti anche in essi troviamo lo stesso dualismo, spesso enfatizzat­o nei dibattiti su decoro urbano e sicurezza. Sorvolando sugli aspetti caricatura­li e semplifica­tori, è importante evidenziar­e come una delle fratture che gli studiosi hanno identifica­to fondamenta­le fin dalle origini dei sistemi democratic­i moderni continui a resistere in un momento di trasformaz­ione e destruttur­azione dell’offerta politica. Non solo in Italia: David Goodhart ha spiegato efficaceme­nte come l’esito del referendum sulla Brexit possa essere letto in termini di conflitto tra l’élite di comando del Paese, che ha frequentat­o le migliori scuole e si trova bene a vivere ovunque (gli «Anywheres»), e la maggioranz­a costituita da quanti hanno un’identità definita geografica­mente e sentono di «subire» i cambiament­i imposti da dinamiche che non controllan­o (i «Somewheres»). Probabile che la distinzion­e tra centro e periferia sia riduttiva del cambiament­o in atto. È però urgente interpreta­re con strumenti adeguati tali fenomeni, non nuovi ma che trovano oggi altri interpreti.

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