Torre Vanga chiede un presidio fisso
L’assemblea dell’associazione Rinascita Torre Vanga. «Sit in davanti al commissariato»
TRENTO «Qui è il mercato della droga istituzionalizzato. Clienti di tutti i tipi e di tutte le età. Tossicodipendenti, persone che appaiono assolutamente normali, studenti, anche tanti minorenni». Federica Basile abita al civico 32 di via Prepositura, nuova zona calda dello spaccio a Trento. Ogni giorno, con un intensificarsi dalle 18 in poi, vede le persone in sosta negli anfratti e sul marciapiede di fronte alla porta di casa. Crocicchi di individui che si occupano della vendita, presenze talvolta maleducate o che incutono timore ai residenti, dall’altra i clienti che arrivano. «Io — racconta — torno a casa guardando per terra e la sensazione di insicurezza la respira anche mio figlio, di 16 anni».
Come lei sono in tanti nella zona di centro che da Santa Maria porta a piazza Dante. Nella sala conferenze della scuola di lingue Clm Bell si riuniscono in una cinquantina, per l’assemblea dell’associazione culturale Rinascita Torre Vanga, nata come comitato nel 2012 contro spaccio, microdelinquenza, degrado e prostituzione nel centro.
«Siamo stati buoni profeti, ma inascoltati». Il riferimento è al centrosinistra autonomista locale che avrebbe «sottovalutato» il problema degrado e sicurezza. Franco Dapor, il presidente, seduto a fianco del portavoce Stefano Borgognoni, si gode l’affluenza, nella sala che dà su piazza Dante. Il presidente dell’associazione, che ha un centinaio di adesioni alla chat su whatsapp, 200 nella mailing list, circa 700 sulla pagina social, ribadisce il carattere «politico, perché ci occupiamo della cosa pubblica, ma apartitico» dell’iniziativa. «Nel 2012 nel quartiere era un inferno, per l’attività di gruppi organizzati che si contendono il territorio per lo spaccio. I problemi restano: risse, scontri, violenze, schiamazzi, minacce di morte a noi residenti. Ogni tanto si prendono a bottigliate alle sei del pomeriggio». Dapor non si aspetta soluzioni magiche dalla vittoria leghista alle politiche, da Salvini che ha promesso di «ripulire» piazza Dante dagli spacciatori. «A noi interessa che il tema entri in agenda».
Gli abitanti di Santa Maria e dintorni pensano che quello della droga sia un mercato — fatto di domanda e offerta — in qualche modo tollerato dalle autorità e dalla politica. O dimenticato. «Il fenomeno è in crescita — sbotta Annamaria, che abita in via Prepositura —. Ed è scomparso da qualsiasi agenda politica dei partiti alle ultime elezioni. Sicuramente la maggioranza locale lo ha sottovalutato, è inadeguata su questo tema. E vediamo Salvini o Di Maio cosa faranno. Qui serve un presidio fisso e mobile delle forze dell’ordine».
I presenti sono molti. Qualcuno solleva l’accostamento con i punti di money transfer, call center e negozi etnici presso cui gli abitanti vedono stazionare diverse persone sospettate di spacciare. «Secondo me utilizzano i money transfer per ricevere telefonate non identificabili e per versare subito i proventi illeciti» riporta un signore.
La riunione si chiude con una proposta: una manifestazione davanti al commissariato del governo «per ricordare il nostro disagio di residenti causato dallo spaccio e dalle altre attività illecite svolte nei nostri quartieri».