Omicidio di via Maccani In casa c’era un testimone
L’uomo era fuggito, poi si è presentato in questura. Mercoledì i funerali
Spunta un testimone a sorpresa per l’omicidio di via Maccani. Nell’appartamento al civico 22, oltre alla vittima Andrea Cozzatti e al presunto assassino Salvatore Roberto Mulas, domenica sera vi sarebbe stato anche un tunisino. È quanto ha raccontato lui stesso alla polizia martedì mattina. L’uomo ha detto di essere fuggito dopo aver visto Cozzatti con il coltello conficcato nella schiena.
TRENTO Domenica sera, in quell’appartamento di via Maccani, non c’erano solamente Andrea Cozzatti e Salvatore Roberto Mulas. Fra le quattro mura al primo piano del civico 22 in cui si è consumato il delitto vi sarebbe stata anche una terza persona, un uomo originario della Tunisia già noto alle forze dell’ordine, che martedì mattina si è presentato in questura per raccontare ciò che ha visto e sentito quella sera. Gli agenti della squadra mobile lo stavano cercando fin dalle ore successive l’ispezione eseguita nell’appartamento durante la quale hanno rinvenuto il suo passaporto. Pare infatti che l’uomo alloggiasse abitualmente in quella casa.
Agli agenti avrebbe raccontato di essere stato in casa domenica sera ma non in salotto, la stanza dove Cozzatti è stato colpito mortalmente da Mulas. Il testimone si sarebbe trovato in un’altra camera, dalla quale avrebbe solo sentito litigare i due amici ma non avrebbe però raccontato di frasi particolari pronunciate da uno o dall’altro. Improvvisamente avrebbe sentito lanciare un grido di dolore dal salotto e vi si sarebbe precipitato. Davanti ai suoi occhi uno spettacolo agghiacciante: Cozzatti con il coltello conficcato nella schiena. Choccato per quanto visto, l’uomo sarebbe scappato dall’appartamento lasciandosi alle spalle il 44enne ferito e con lui il suo aggressore.
La testimonianza è emersa ieri mattina, durante l’interrogatorio di convalida a cui è stato sottoposto Mulas di fronte al giudice per le indagini preliminari Marco La Ganga, al pubblico ministero Marco Gallina e alla presenza del suo avvocato Stefano Daldoss. Il pm ha depositato il verbale di testimonianza stilato in questura e contenente la versione resa dal tunisino, un nuovo importante elemento al vaglio degli inquirenti ma anche del legale del 56enne. Mulas, accusato di omicidio volontario, ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere e il gip ha convalidato la misura della custodia cautelare in carcere anche se in prospettiva l’uomo potrebbe essere trasferito in una struttura alternativa per motivi di salute. Dal carcere il 65enne continua a dirsi disperato per quanto accaduto e ribadisce di non aver agito con la volontà di uccidere ma di essersi difeso dopo aver ricevuto un colpo alla nuca.
Nel frattempo nuovi dettagli emergerebbero dall’autopsia eseguita sul corpo di Cozzatti. Pare che l’unico fendente inferto al 44enne abbia trafitto un polmone provocando un’abbondante fuoriuscita di sangue. La lama, forse per essere lavata, sarebbe stata quindi estratta ma proprio tale gesto potrebbe aver aggravato le condizioni della vittima. La consulenza tecnica dell’anatomopatologa Elisa Vermiglio verrà depositata nelle prossime settimane e in essa saranno contenuti tutti i dettagli dell’esame.
Intanto, dopo il nulla osta alla sepoltura concesso dal pubblico ministero, ieri sono state fissate le esequie di Cozzatti. La cerimonia funebre del 44enne avrà luogo mercoledì pomeriggio, alle 14.30, a Vezzano, il suo paese d’origine.