Federcoop, ultima chiamata per il cda
Rinnovo del vertice, oggi la verità. Spaccatura possibile. Zamagni: un fatto grave
Oggi è l’ultima chance per Federcoop di indicare un proprio candidato presidente per l’assemblea dell’otto giugno, ma la possibilità che il cda esprima un nome sembra decisamente remota. Il rischio è una spaccatura. Un fatto grave secondo l’economista Stefano Zamagni: «È un sintomo evidente che qualcosa non funziona». Zamagni lancia un appello ai trentini affinché «non si lascino sopraffare dai personalismi». Intanto spunta l’outsider Piergiorgio Sester.
TRENTO Il consiglio di amministrazione di Federcoop oggi pomeriggio quasi sicuramente non indicherà un proprio candidato presidente per l’assemblea dell’8 giugno. In tutta evidenza se tentasse di farlo lo stesso cda si spaccherebbe. Un fatto grave secondo l’economista Stefano Zamagni, «un sintomo evidente che qualcosa non funziona: non è mai stato così». Osservando dall’esterno le dinamiche in corso nella cooperazione trentina fa un appello: «Trentini, riprendete in mano la vostra storia, senza lasciarvi sopraffare da personalismi e senza farvi manipolare da forze esterne».
L’intervento di Mauro Fezzi dei giorni scorsi — in cui affermava: «Nessuno scandalo se mancherà la condivisione su un nome» — ha reso la strada se possibile ancor più in salita. Le consultazioni territoriali, piuttosto che partire da una rosa ristretta di nomi, hanno ascoltato le indicazioni locali, senza la possibilità di fare sintesi, vista l’eterogeneità del quadro. Lo sforzo di alcuni consiglieri, che consideravano un dovere quello di «provare» a esprimere un nome, partendo dall’esperienza della condivisione su Fezzi stesso e sul nuovo statuto, sarà probabilmente inutile, forse poiché non ci si è creduto abbastanza.
Quindi rimangono in pista i quattro autocandidati «in pectore», vale a dire Marina Mattarei (sostenuta da Geremia Gios, candidatura di rottura rispetto al passato), Giuliano Beltrami (sempre proveniente dall’area di opposizione, ma con la volontà di essere un candidato unitario); Ermanno Villotti (in rappresentanza del mondo del credito) e Michele Odorizzi (sponsorizzato da Diego Schelfi, candidato di sistema). Ai quattro, che dovranno presentare le firme a loro sostegno entro il 20 aprile, ieri si è aggiunto anche Piergiorgio Sester, possibile quinto autocandidato, vicepresidente di Green block, che vuole puntare sulla «crescita culturale del movimento».
Per Zamagni, noto esperto di cooperazione, «in Italia ci sono due modelli: quello emiliano, fatto di grandi cooperative, e quello trentino, con un approccio più comunitario e legato al territorio». Un modello che sta ricevendo forti scossoni, «qualcuno sarà contento, altri saranno preoccu- pati, perché mancando un rincalzo si dovrà andare a rimorchio di altri». Concentrandosi sulle elezioni del presidente di Federcoop, la molto probabile mancanza di una candidatura del cda «è il sintomo più evidente che qualcosa non funziona». «Le autocandidature — sottolinea il docente universitario — fanno parte di logiche politiche, che rischiano di snaturare la cooperazione. Nella coop vale la democrazia deliberativa: si discute ma poi si va alla convergenza. Quattro candidati portano conflitti, che in politica si appianano trovando compromessi sugli interessi, ma voglio vedere come si farà a trovare compromessi sui principi». Come ha già detto in passato, Zamagni non vede di buon occhio la costituzione di due gruppi del credito cooperativo, «in Italia non c’è spazio per entrambi». Questa vicenda «ha catalizzato l’attenzione e le energie intellettuali». Comunque «il tempo è galantuomo: fra un paio d’anni vedremo se si tornerà a convergere su un gruppo unico o meno». In ogni caso questa trasformazione «ha avuto ripercussioni anche in altri segmenti», come per l’appunto quello delle elezioni del presidente di Federcoop. La trasformazione è profonda: una volta avviato il gruppo di Ccb bisognerà definire in modo puntuale la nuova conformazione delle Federazioni territoriali, tra cui la Federazione Trentina, come pure quello di Federcasse, a cui da Bari Giorgio Fracalossi l’altro ieri ha chiesto di «rinnovarsi». In ballo ci sono sostenibilità economica e compattezza di rappresentanza sindacale e istituzionale.