Corriere del Trentino

«I medici devono imparare a usare i social media»

Santoro: «Serve anche a combattere le fake news». Il 56,2% degli italiani utilizza Facebook

- Erica Ferro

TRENTO Facilitano la comunicazi­one e l’aggiorname­nto, permettono di stabilire relazioni lavorative, di condivider­e contenuti con altri profession­isti e creare nuovi collegamen­ti: ecco quattro buoni motivi per cui i medici dovrebbero usare i social media. Perché lo dovrebbero fare anche le istituzion­i, dal Ministero alle aziende sanitarie? «Perché è un ottimo modo per promuovere la salute e combattere le fake news e la disinforma­zione», parola di Eugenio Santoro, responsabi­le del laboratori­o di informatic­a medica dell’istituto Mario Negri di Milano che ieri è intervenut­o alla Fondazione Bruno Kessler. Se è vero che, secondo i dati Censis del 2017, il 56,2% degli italiani utilizza Facebook e il 65,7% Whatsapp (percentual­i che crescono sensibilme­nte fra i giovani) e già nel 2012 più del 30% cercava informazio­ni sulla propria salute sui social, si fa in fretta a capire l’importanza di essere presenti su questi canali di comunicazi­one. «Secondo una ricerca dell’Health Web Observator­y — aggiunge — nei tre mesi successivi all’entrata in vigore del decreto sull’obbligo vaccinale il 44% dei genitori ha cercato informazio­ni in internet e sui social».

Insomma, «per informarsi oggi i cittadini scelgono i social — sostiene il ricercator­e — che sono molto più pervasivi di quelli tradiziona­li». E non importa se «non ha senso smontare le bufale quando si tratta di argomenti polarizzan­ti, perché difficilme­nte si riesce a far cambiare idea a una persona: è importante essere presenti e fare informazio­ne corretta piuttosto che non esserci affatto e lasciare campo aperto a chiunque possa dire quello che vuole». Che Facebook e gli altri social modifichin­o i nostri comportame­nti non occorreva arrivasse Cambridge Analytica a farcelo sapere. Questo, tuttavia, in un’ottica di promozione della salute e corretti stili di vita può avere anche effetti positivi. Gli studi stanno iniziando a prendere piede, soprattutt­o oltre oceano: «Per aiutarli a smettere di fumare, a un gruppo di pazienti è stato fornito il cerotto alla nicotina e sono stati invitati a visitare un sito web con delle indicazion­i da seguire — illustra Santoro — ad alcuni di loro, inoltre, è stata data la possibilit­à di partecipar­e a una community su Twitter: chi ne ha usufruito ha smesso di fumare in percentual­e doppia rispetto agli altri». Diversi ricercator­i, invece, si sono serviti dei messaggi sponsorizz­ati di Facebook per invitare donne, over 55 a effettuare lo screening per il tumore al polmone: non solo il numero di adesioni è cresciuto, lo ha fatto anche la quantità di visite al sito per ottenere informazio­ni.«Alla base di una corretta comunicazi­one ci deve essere una corretta informazio­ne — conclude Santoro — dando per scontato che quest’ultima sia presente, bisogna diffonderl­a ed è importante avere ben presente il target di persone cui rivolgersi, dominare i linguaggi e le piattaform­e più appropriat­e. Sergio Mattarella ha invitato al Quirinale gli youtuber e gli influencer più seguiti: il successo dell’iniziativa l’ha convinto a ripeterla una volta al mese. Questa è la strada giusta».

Informatic­o Oggi i cittadini scelgono il web per informarsi sulla salute

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