Corriere del Trentino

Fico alla Camera in bus

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La politica deve generare delle «visioni» e l’ultima che ci propina quella italiana è il neopreside­nte della Camera, Roberto Fico, che va al lavoro in autobus. Tutto bene? Beh, il messaggio «grillino» è ovviamente arrivato: se vogliamo vederci del rinnovamen­to, ben venga, finché durerà. Sperando che non finisca per esempio come quella della vecchia Renault regalata al Papa, con tanto di sorrisi e inni alla «decrescita vintage», ma che il Pontefice non ha poi mai usato, per quel che se ne sa, fuori dal Vaticano. Scommetto che tra un po’ nemmeno il povero Fico potrà esimersi dall’avere l’auto blu e pure qualcuno che gli guarda le spalle. Ma non perché stia facendo qualcosa di male e debba temere per qualche fatto specifico, ma solo perché in Italia funziona che la terza carica dello Stato «deve» essere protetta. In sostanza, Fico rischia di fare qualcosa di «controprod­ucente» per la «macchina» di cui ora fa parte, ovviamente in buona fede, ci mancherebb­e. Poi Roma, si sa, ci mette sempre del suo. Basti ricordare che pure il sindaco Marino aveva rinunciato all’auto blu, preferendo la bicicletta, ma poi una delle polemiche maggiori è stata quella sul parcheggio della sua macchina in Zona a traffico limitato. Ho vissuto a Roma e so che — tra scioperi, code, buche e quant’altro — anche il percorso dei bus non è agevole. Preferirei un parlamenta­re che sfreccia per andare a lavorare anziché a uno fermo nel traffico.

Daniele Sartori

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