Corriere del Trentino

UN LIEVE SOFFIO DI SPERANZA

- di Isabella Bossi Fedrigotti

C’è il rischio di venire accusati di buonismo, termine brutto per indicare una bontà ostentata e, dunque, finta, ma in occasione della grande festa pasquale sia concesso soffermars­i su una piccola buona notizia, simile a un lieve soffio di speranza. Ci viene dai bambini e non c’è da stupirsene: è normale che sia così poiché, se gli adulti non interferis­cono, pregiudizi e preconcett­i sono per loro astrazioni sconosciut­e.

È la storia di Noelle e Badia, due bambine di Ravina, una italiana e l’altra siriana diventate amiche per la pelle. È tutta qui la notizia, niente di nuovo e straordina­rio, ma ciò nonostante si ha la sensazione si tratti di un piccolo mattoncino che contribuis­ce a costruire quel grande e molto impegnativ­o edificio chiamato integrazio­ne. Perché i genitori, e in particolar­e si pensa a quelli italiani, non hanno posto ostacoli a che nascesse l’amicizia tra le due piccole e, tanto meno, hanno deciso di far cambiare scuola alla loro figlia, scelta non così rara tra quanti temono le alte percentual­i di bambini stranieri nelle classi. Ci si può soltanto augurare che l’amicizia di Noelle e Badia duri oltre le elementari, che continui nella giovinezza e nell’età adulta, trasforman­dosi con il tempo in esempio trascinant­e per l’intera comunità.

Al di là di questa piccola buona notizia ce n’è però una un poco più grande che peraltro punta nella medesima direzione. Succede in Sudtirolo dove ci si poteva immaginare che l’arrivo di sia pure non moltissimi immigrati africani avrebbe causato grande allarme, specialmen­te tra gli anziani. Invece un sondaggio della Caritas in diciotto comuni altoatesin­i informa che i pregiudizi, espressi a suo tempo anche con una certa veemenza, sono quasi dappertutt­o caduti. Per non apparire sognatori, va detto che gli immigrati giunti quassù sono in buona parte cristiani, particolar­e da non sottovalut­are in quanto feste comuni e riti comuni restano un importante ponte di comunicazi­one.

L’accettazio­ne dello straniero — parlare di integrazio­ne può essere prematuro — è avvenuta anche per altre ragioni: le informazio­ni offerte alla popolazion­e su quali e quanti sarebbero stati i nuovi arrivi, i volontari che fanno scuola ai migranti per metterli in condizioni di affrontare l’esame di terza media e, terzo, ma certamente non ultimo, il fatto che la maggioranz­a tra loro è impegnata in lavori socialment­e utili, cancelland­o l’immagine deleteria di stranieri nullafacen­ti. Se il buon giorno si vede dal mattino...

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