Corriere del Trentino

Centrosini­stra, vertice chiarifica­tore I Democratic­i pensano a una civica

Rossi insofferen­te per l’attendismo degli alleati prepara la candidatur­a di «volti nuovi»

- di Tristano Scarpetta

Il centrosini­stra trentino appare prossimo all’ebollizion­e. Ugo Rossi mal sopporta l’attendismo degli alleati e questi lo ricambiano guardando con sospetto la sua fretta. Martedì dovrebbe tenersi il primo incontro con i capigruppo. Intanto, mentre Rossi pensa a una lista di «volti nuovi», il Pd immagina una sorta di civica.

Ugo Rossi è impaziente. TRENTO «Qui se non mi muovo io, non si fa nulla» confida ai suoi. All’inquietudi­ne di Pd e Upt, irritati dalla minaccia di testare nuove coalizioni se il via libera al suo secondo mandato non arriverà a breve, il governator­e risponde rendendosi disponibil­e da subito a un incontro di maggioranz­a: già martedì vedrà i capigruppo. All’inizio della settimana successiva, dopo l’assemblea di venerdì del Pd, il vertice vero e proprio.

La temperatur­a, nel centrosini­stra autonomist­a trentino, è prossima all’ebollizion­e. «Le provincial­i sono una cosa diversa dalle politiche» ripetono tutti, ma la paura di andare verso una sconfitta annunciata è tangibile e la paura, di norma, non crea coesione. Rossi è esasperato dall’attendismo degli alleati. Anche se in pubblico ostenta sicurezza, è convinto che la campagna elettorale debba cominciare il prima possibile, se si vuole evitare la sconfitta. Come ha fatto scrivere nel documento prodotto dal consiglio del Patt, è convinto che l’immagine di coalizione attenta ai diritti civili non abbia giovato in Trentino come non ha giovato a Renzi alle politiche. Discorso analogo anche per la razionaliz­zazione dei servizi sanitari e di assistenza agli anziani, che pure hanno visto in lui, più che negli assessori del Pd (Borgonovo Re e Zeni), il primo motore. Basta anche indugiare sul Trentino che accoglie i migranti e non importa se i salotti buoni diranno che insegue la Lega.

Pd e Upt ricambiano la sua insofferen­za con una buona dose di sospetto: «Dovremmo spostarci a destra e subire il candidato presidente per seguire un partito che alle politiche ha preso il 4,9%?» si chiedono in particolar­e in casa Pd. Eppure, tutti sanno che sostituire Rossi con qualche esponente dell’attuale maggioranz­a sarebbe difficilme­nte comprensib­ile per gli elettori. La speranza che coltivano Upt e Pd è quella di trovare un «Papa straniero» che dia alla coalizione l’immagine della novità. Una speranza coltivata ormai da mesi, ma senza frutti.

Mentre Rossi è già proiettato verso la campagna elettorale, Pd e Upt devono ancora ritrovare una propria linea. L’Unione ha bisogno di volti nuovi come di un trapianto. I quadrumvir­i del Pd mercoledì consultera­nno uno per uno i membri dell’assemblea, la stessa che ha dato loro mandato di proporre una linea politica e un nome per la segreteria: un percorso «circolare» un po’ bizantino, ma che dovrebbe finalmente sbloccarsi nell’assemblea di venerdì sera.

Dopo quella data, tutto dovrebbe essere pronto per un vero confronto in maggioranz­a. Imbattendo­si in una piccola gaffe (la chat di whatsapp usata comprendev­a tutti i consiglier­i, compresi quelli di minoranza), il governator­e ha dato la sua disponibil­ità a incontrars­i «quando meglio si ritenga opportuno», «per sentire direttamen­te, senza mediazione dei media, le nostre riflession­i e idee».

Più riservatam­ente, Rossi ha spiegato anche il senso dell’apertura a «liste nuove che allarghino il campo delle alleanze». In sostanza, Rossi non pensa più a una «lista Daldoss», ormai l’assessore è considerat­o organico al Patt e proporre Walter Viola come «nuovo» sarebbe complesso. L’idea è di dare vita a una lista «a sostegno del presidente» fatta di persone ad oggi non «compromess­e» con la coalizione: aria nuova insomma. Al governator­e non dispiacere­bbe se la stessa cosa la facessero anche gli alleati per cercare di allargare ciascuno il proprio recinto. Il Pd, ad esempio, è guardato come l’unico soggetto in grado di intercetta­re un po’ di «grillini di sinistra». Un’operazione difficile se l’attuale classe dirigente punterà sempliceme­nte alla conferma degli eletti.

Anche in casa Pd, però, qualche idea in questo senso comincia a circolare. La paternità è attribuita a Giorgio Tonini: dare vita a una lista «democratic­a» ma non del Pd, una lista insomma cui possano aderire anche persone che oggi non si riconoscon­o necessaria­mente nel simbolo.

La gaffe Il governator­e ha usato per la convocazio­ne una chat con i consiglier­i di minoranza

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Leader Ugo Rossi e Alessandro Olivi si preparano ad affrontare il nodo della loro rivalità

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