I sacerdoti plaudono Tisi «Giusto visitare i profughi»
Don Laghi: «Il voto del 4 marzo non cancella la solidarietà». Don Zatelli: la paura esclude
TRENTO Alla diocesi trentina non è chiaro perché la visita dell’arcivescovo Tisi alla struttura di accoglienza dei profughi a Marco sia stata inserita — anche se rimossa nel testo inviato alla stampa — nel documento del Patt «In cammino verso ottobre» come esempio di «percepita arroganza e lontananza dalla realtà». «La visita dell’arcivescovo a Marco è in linea con il pensiero della chiesa ed è stata compresa e condivisa da tutta la comunità cristiana. Il momento voleva simboleggiare la vicinanza della diocesi a tutto il ventaglio di difficoltà umane. Tisi ha scelto la struttura in cui sono accolti i profughi perché, al momento, rappresentano una delle categorie più sofferenti. Abbracciando loro, ha abbracciato tutto il malessere sociale», chiosa don Daniele Laghi, parroco della chiesa di Sant’Orsola Terme, nella valle dei Mocheni.
L’accostamento fatto dal partito autonomista, che sembra sottendere un appunto alla scelta del vescovo, potrebbe essere un giudizio strumentale al ricongiungimento con tutto l’elettorato — anche quello fuggito tra le braccia di Lega e M5s — in vista delle elezioni provinciali di ottobre. Infatti, nello stesso documento, ipotizzando che a penalizzare il centrosinistra alle elezioni politiche sia stato l’eccessivo «soffermarsi sulla dimensione dei diritti civili e su politiche percepite come penalizzanti nelle valli», il Patt si prefigge di traslare il dibattito in vista delle provinciali di ottobre sulle «situazioni ritenute problematiche dai trentini». E tra i temi caldi elencati riconosce centralità proprio a sicurezza e immigrazione.
«Incentrare l’azione di un partito sui temi come sicurezza e gestione dell’immigrazione per fini elettorali rischia di creare ambiguità», commenta don Laghi. «Il voto di marzo — continua — non esula da valori di solidarietà di cui è ancora intriso il tessuto sociale in valle. È stato semplicemente il tentativo, in un contesto di malessere generale, di cambiare le cose a livello dirigenziale». In questo clima, quindi, «chiudersi a riccio, o rendere le paure e le problematiche percepite dalla gente la bandiera del partito non è risolutivo». «Su questioni così delicate, la paura nei confronti dell’altro rischia di far mettere al centro la cura di alcune persone, escludendone altre», aggiunge don Lino Zatelli. Il parroco della chiesa di San Carlo Borromeo a Trento echeggia poi l’inno alle relazioni umane, ormai tratto distintivo dei discorsi dell’Arcivescovo Tisi. «I problemi possono risolversi soltanto con relazioni, rispetto e solidarietà. Con le polemiche non si risolve niente».