Corriere del Trentino

PARLARE DI DIRITTI PER FERMARE LE DISCRIMINA­ZIONI

- di Andrea La Malfa

La paura può davvero diventare una faccenda di difficile gestione. Quando è troppa ti entra dentro, ti paralizza: temi di sbagliare, di non farcela. Oppure può essere la molla che ti fa reagire malamente, in maniera fragorosa, con vigore eccessivo.

Due lati della stessa medaglia dove identifico in questi giorni parte della causa del comportame­nto politico del Pd trentino e del Patt. Il risultato delle elezioni politiche, che anche in Trentino ha visto la sconfitta del centrosini­stra, è sembrato un oscuro presagio per le elezioni provincial­i di autunno. I Democratic­i hanno perso la guida del suo segretario, Italo Gilmozzi, rintanando­si in un assordante silenzio; le Stelle alpine al contrario si sono mosse con decisione, inseguendo la destra nel suo campo.

Il governator­e Ugo Rossi poteva optare in molti modi per non concedere al «Dolomiti Pride» il patrocinio provincial­e, questione tra l’altro di sua esclusiva competenza. Ha scelto il più forte, ponendo nero su bianco una serie di giudizi sulla manifestaz­ione che difficilme­nte possono trovare spazio nel pensiero politico progressis­ta.

Nel Comune capoluogo, dove amministra sempre il centrosini­stra autonomist­a, il patrocinio è stato concesso, mettendo in luce una diversità di vedute profonda. Nei giorni scorsi Rodolfo Borga, consiglier­e provincial­e del centrodest­ra , aveva auspicato che la Provincia non concedesse al Pride il patrocinio richiesto, evidenzian­do come il documento della manifestaz­ione chiedesse la distribuzi­one gratuita di profilatti­ci. Tale dettaglio mi ha colpito particolar­mente perché ingenuamen­te identifica­vo la distribuzi­one di contraccet­tivi come uno scandalo «da anni Ottanta», da prime campagne pubbliche con relative polemiche sui rischi dei rapporti non protetti. Ancora più ingenuamen­te non avevo identifica­to la contraccez­ione come una questione che riguardass­e esclusivam­ente gli omosessual­i.

Quello di cui abbiamo bisogno oggi è riprendere la strada della solidariet­à e dei diritti, che non sono qualcosa di superfluo e un po’ chic. Più apertura e disponibil­ità al confronto, allora, perché parlare di diritti significa toccare la vita di tutti giorni delle persone, sui luoghi di lavoro e nelle relazioni.

Ricordiamo­celo e ricordiamo­lo: è partendo dai valori, non accettando la discrimina­zione di una qualsiasi minoranza (se ne faccia parte o meno), che si costruisce il tessuto sociale di una comunità. Il patrocinio più importante è quello che darà la gente con la propria partecipaz­ione.

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