Plankton nuovo cd Schubert In Love
Dal sestetto jazz un disco grintoso
Schubert In Love è il nuovo progetto di Plankton, il sestetto guidato da Helga Plankensteiner e da Miki Loesch con Matthias Schriefl alla tromba, Gerhard Gschlössl al trombone, Enrico Terragnoli alla chitarra e al banjo e Nelide Bandello alla batteria. Abbiamo incontrato i due leader della jazz band.
Come è nato questo disco di una grinta fantastica?
«Grazie per la grinta... dopo il primo disco dei Plankton era il momento di farne un altro, perché la band continua a funzionare sempre meglio e siccome avevamo prenotato lo studio ma non era rimasto tempo per preparare il repertorio, abbiamo deciso di registrare i brani della Winterreise di Schubert che avevamo già arrangiato».
Già, ma perché Schubert?
«Ci siamo innamorati di questi Lieder che hanno molto in comune con le songs del repertorio americano ma presentano soluzioni melodiche e armoniche molto interessanti e adatte ad essere esplorate in senso jazzistico».
Chi ha scritto i brani e chi li ha arrangiati?
«I brani sono tutti di Schubert tranne un brano di Lothar, Brühne Kann denn
Liebe Sünde sein reso famoso dalla cantante Zarah Leander, e un testo di Heine, Ich halte
dir die Augen zu, musicato da Helga e usato come introduzione alla Erstarrung. Casualmente abbiamo scoperto che Heine considerava Johann Wilhelm Müller, l’autore dei testi della Winterreise, il suo maestro e lo metteva sullo stesso piano di Goethe. Gli arrangiamenti sono di Michael, con qualche importante correzione di Helga».
Si può scrivere musica anche per raccontare tout court e non solo per l’energia delle note?
«Ogni brano dovrebbe raccontare una storia e un disco dovrebbe legare i vari brani come i capitoli in una storia, anche se come nel nostro caso i Lieder non seguono la sequenza originale. Ma, non essendo tutti i brani cantati, il racconto diventa allo stesso tempo più musicale che letterario».
Quali influenze stilistiche abbracciate maggiormente?
«In questo momento siamo giunti a un’apertura stilistica che non è mai stata così varia. Se nella fase di studio del jazz avevamo dei periodi di affascinamento totale per un musicista o una direzione particolare, adesso gli interessi sono molto stratificati: oltre alle nuove tendenze del jazz siamo attratti anche dalla musica contemporanea di Louis Andriessen, dalle follie di Sun Ra, Roland Kirk e Frank Zappa ma anche e sempre di Duke Ellington e Carla Bley. E un certo Bach».