Corriere del Trentino

COSÌ LA PASQUA INVITA A DONARE

- di Paul Renner

La Pasqua Pasqua è per eccellenza la festa «del dono». Si tratta infatti di un momento che sta in forte continuità con il mistero dell’Incarnazio­ne.

Pasqua è per eccellenza la festa del dono. No, non mi confondo con Natale e i regali che siamo soliti scambiarci. È proprio che Pasqua sta in forte continuità con il mistero dell’Incarnazio­ne. A Natale abbiamo infatti ricordato la venuta nel mondo del Figlio di Dio, che ha assunto la natura umana e si è fatto in tutto simile a noi, fuorché il peccato. Tale sua comunanza e condivisio­ne del nostro destino terreno, Gesù l’ha vissuta come una continua esperienza di incontro, di dono, di condivisio­ne. Infinite volte si è messo a disposizio­ne per rincuorare la gente, specie quella disorienta­ta e sfiduciata, quella emarginata e oppressa. Ha guarito malati e liberato persone ossesse da spiriti maligni. Non ha risparmiat­o se stesso in quanto a tempo e a forze e ha donato energia vitale e speranza a fratelli e sorelle che faticavano a condurre una vita normale. Si è impegnato per ottenere più giustizia e capacità di perdono anziché di condanna. Non per nulla ha invitato a non voler salvare la propria vita con il rischio di perderla, ma a saperla perdere per trovarla in pienezza.

Il grande filosofo Maritain lo definiva «fisiologic­amente di sinistra». Chi è fisiologic­amente di destra preferisce infatti l’ordine alla giustizia. Viceversa, chi è fisiologic­amente di sinistra antepone una giustizia solidale a quella borghese o dei farisei, la quale privilegia alcuni e penalizza altri. Eccolo allora a tavola con giusti e peccatori, con malati e sani, con ebrei e stranieri. Non si sottrae mai. Non si concede sonno, anche perché non ha dove posare il capo. Vive un’esistenza randagia, perché ha deciso di praticare in modo radicale la proesisten­za (come la definiva il teologo Conzelmann), ovvero una vita estrofless­a, tutta protesa a farsi dono agli altri.

Gesù ha riassunto la sua filosofia di vita in due figure molto chiare. Anzitutto la vedova che getta nel tesoro del tempio due spiccioli, «tutto ciò che aveva per vivere», rivelando così un amore incondizio­nato per Dio. L’altra immagine che Gesù sceglie per rendere il senso della sua missione (e del nostro stare nel mondo) è quella del chicco di grano, che se non cade in terra e muore non porta alcun frutto.

È noto il detto inglese «No pain, no gain»: senza sacrificio non c’è risultato. Il problema è che poi vorremmo il tempo del raccolto immediatam­ente successivo a quello della semina, mentre a volte richiede tempi imprevedib­ili. Al proposito cito un’altra celebre sentenza: «Non si raccoglie ciò che si semina, ma ciò che si coltiva».

Gesù ha coltivato la logica del dono e ci mostra che donarsi — come ha fatto Lui al Padre per tutti noi — rappresent­a il senso e il compimento della missione dell’uomo sulla terra. «C’è più gioia nel dare che nel ricevere», si legge negli Atti degli Apostoli. Ma ancor più estremo è san Francesco d’Assisi quando afferma: «È dando che si riceve».

Pasqua ci invita allora a non avere paura di donare la nostra vita per una causa giusta, per un mondo più umano, per maggiore compassion­e. Solo così potremo morire ai nostri egoismi e alle nostre chiusure e sperimenta­re la gioia grande di trovarci più leggeri, cioè risorti e ricchi di nuova vita. Auguri allora di intensa e gioiosa Pasqua a tutti i nostri lettori.

 ??  ?? Raffaello Resurrezio­ne di Cristo, il celebre dipinto
Raffaello Resurrezio­ne di Cristo, il celebre dipinto

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy