Fratelli Broz in scena
La rassegna Il trio di archi inaugura mercoledì la stagione di Merano La violinista: «Programma impegnativo, partiture mature di Beethoven»
Da Rovereto alla conquista dell’Europa dei suoni. Con una prima base di alto rango al Mozarteum di Salisburgo, vera e propria università delle arti specializzata nella musica insegnata, eseguita e diretta. Il Trio Broz inaugurerà mercoledì al Pavillon des Fleurs di Merano (20.30, entrata libera) la 45° stagione concertistica dell’Associazione musicale meranese con i Trii per archi
op. 9 di Ludwig van Beethoven. Il Trio Broz, composto dai fratelli Barbara al violino, Giada alla viola e Klaus al violoncello, è nato nel 1993 sotto la guida dei maestri del Mozarteum e si è poi perfezionato presso importanti istituzioni, dall’Accademia di Santa Cecilia di Roma alla Scuola di Musica di Fiesole.
La rassegna prosegue quindi fino al 22 maggio con altri cinque appuntamenti, sempre a Merano. A Bach e dintorni sono dedicati i due appuntamenti alla Chiesa Evangelica del 16 aprile con l’Ensemble Meranbaroque e del 26 aprile con Giordano Antonelli al violoncello, Paola Ventrella alla tiorba e Stephan Kofler all’organo. Lunedì 30 sarà la volta dell’organista Bernhard Marx interprete al Duomo di S. Nicolò di un programma incentrato su Max Reger. Gli ultimi due concerti si terranno il 14 maggio con il tenore Baltazar Zúñiga e la pianista Fabiana Ciampi e il 22. In questa occasione il trombettista Giovanni Falzone e i Sax Four Fun presenteranno il progetto Puccini for
Five, un omaggio alla musica e alla figura artistica del compositore di Lucca. Intanto, riflettori puntati sul Trio Broz. Abbiamo incontrato Barbara, la primogenita.
Come si relaziona vostro fratello Klaus con lei e con Giada, sorelle maggiori?
«È bravo, lo hanno educato a proteggerci. Anche durante le nostre prove al Mozarteum lui è stato molto presente non solo come musicista, ma come maschietto che vigilava sulle sorelle».
Un trio come il vostro può esser pieno di spifferi: gelo- sie, competitività esagerata, incomprensioni familiari.
«Nulla di tutto questo; i nostri genitori sono stati bravissimi. Nessuno dei due è musicista, ma uno zio lo era. Ci avrà contagiato, chissà».
Come siete approdati al Mozarteum da Rovereto?
«Quando abbiamo cominciato, quasi 25 anni fa, siamo stati notati dalle associazioni musicali roveretane. Per gli allievi più meritevoli c’era la possibilità di essere segnalati a Salisburgo. E così abbiamo partecipato ad alcune master class e siamo andati avanti. Un’esperienza che ricordiamo ancora perfettamente».
Nel 1993 siete arrivati in Austria tutti e tre ed è iniziata la grande avventura: concerti, registrazioni, recital...
«E il 24 luglio di quell’anno è il “nostro” compleanno. Da musicisti che suonano insieme ma anche come fratelli cresciuti molto insieme».
Non bisticciate mai?
«Bisticciamo eccome! Ma l’argomento è esclusivamente la musica. Ci ascoltiamo mentre suoniamo, discutiamo. E poi si raggiunge un compromesso. Non semplice, con i nostri differenti caratteri».
A Merano suonerete Beethoven. Partiture non facili.
«Un Beethoven maturo, quello già anche dei Quartetti opera 18. Polifonico e pieno di imitazioni. La sonorità è classica, ma la scrittura è quella dell’intreccio a tre voci, quelle dei nostri strumenti».