Le Vedute di Unterveger «terrazza» sul Trentino
«In montagna occorrevano due portatori solo per trasportare apparati, tenda, bagni d’argento, collodio, sviluppatori, vetri e perfino l’acqua, poiché i negativi, con quel processo, dovevano essere ultimati sul posto (…) il procedimento d’allora era tanto primitivo e portava con sé tante difficoltà per eseguire dei paesaggi con una inutile perdita di tempo, che per allora ne abbandonai il pensiero, finché non avessi fatto quei progressi verso i quali si incamminava allora la fotografia.(…) dall’esperienza che andavo man mano acquistando, potei sentirmi sicuro nel 1862 di incominciare una illustrazione fotografica del Trentino» (Memorie di Giovanni Battista Unterveger, in Vedute del Trentino. Le foto di Unterveger per la Sat 1882, Panorama 1992).
Quando nel 1854 arriva a Trento il fotografo prussiano Ferdinando Brosy (data 1826 l’invenzione della fotografia per opera di J. Nicéphore Niepce), lo affianca in qualità di «ritoccatore» il giovane Unterveger (1833-1912); i due muovono sentimenti di stupore e curiosità per via di quella strana tenda nera che si portano appresso (la camera oscura). Brosy proseguirà il suo lavoro in Europa, mentre Unterveger si stabilisce in città aprendo un piccolo atelier fotografico con vetrate, ben presto sostituito da uno studio più grande che chiama «terrazza fotografica». Ma le pareti vanno strette a Unterveger, unico espositore all’Esposizione regionale
d’agricoltura e delle industrie tenutasi a Trento nel 1857. Inizia così a viaggiare per il Trentino con una carrozza attrezzata a laboratorio: «girando poi le nostre Valli, non mancavo di ammirare tante bellezze naturali che mi invaghivano di riprodurle in fotografia» scrive nelle sue
Memorie. Preziose le Vedute delle Dolomiti di Primiero, Fiemme e Fassa, del Brenta, dell’Adamello-Presanella, ma anche di centri abitati, chiese e castelli che nel 1882 realizza per la Sat. Così ricorda: «arrivati sul posto dopo tante fatiche, si trovavano bensì le cime libere dalla nebbia, ma, mentre si perdeva il tempo per sciogliere i pacchi, metter in fuoco l’apparato, innalzare la tenda, le cime si coprivano di nebbia e dovevo attendere un benefico soffio di vento». Ne scaturisce una documentazione significativa, come confermano le quattro edizioni del
Catalogo delle Vedute pubblicate dal 1880 al 1894. Di queste, cento lastre al collodio costituiscono oggi una parte dell’Archivio Fotografico Storico della Soprintendenza dei beni culturali della Provincia autonoma di Trento, mentre oltre 1400 vanno distrutte nel maggio del 1915 quando, per motivi politici, viene arrestato il figlio Enrico Unterveger (1876-1959), a cui nel 1896 aveva lasciato la gestione dello studio.