Tesori a Palazzo delle Albere La casa dell’eredità di Vallorz
Maraniello: «Un’idea espositiva che precede il Mart»
Tra il 1993 e il 1994 Paolo Vallorz dona al Mart più di settanta dipinti e una sessantina di disegni: uno straordinario nucleo di opere, in gran parte sul tema della natura, eseguite nel corso del decennio precedente. Le grandi tele che ritraggono gli alberi della Val di Sole, terra d’origine dell’artista, trovano una collocazione ideale nelle sale di Palazzo delle Albere.
«La pittura di Vallorz costituisce un capitolo importante della storia di quella prima sede del museo - spiega in tal senso Gianfranco Maraniello, direttore del Mart di Rovereto -. Le opere di Umberto Moggioli, ad esempio, furono donate addirittura negli anni Settanta. Esisteva quindi un’idea espositiva che precede di gran lunga la nascita del Mart. Nel frattempo le cose sono mutate, c’è appunto il Mart che, come ricorda il suo stesso nome, è il museo dell’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Non dispone degli spazi di Palazzo delle Albere, ma da diversi punti di vista di altri più adeguati».
La prospettiva per Maraniello però non è soltanto questa: «Come accade per le istituzioni, pure per il Mart è arrivato il momento di “storicizzare anche la propria storia”, ed è di questo che nel nuovo assetto delle collezioni cerchiamo di dare conto sin dall’introduzione».
In concomitanza con la recente apertura presso Palazzo Alberti Poja del nuovo spazio permanente intitolato a Fausto Melotti, il Mart ha infatti introdotto interessanti elementi di novità nel percorso espositivo dedicato alle proprie collezioni. Ad aprire L’invenzione del moderno è il focus Frammenti di una storia. Un museo per Trento e Rovereto che con un video riporta all’atmosfera di Palazzo delle Albere, ma subito lo sguardo è catturato dalla fragorosa Venere che scherza
con due colombe (1830) di Francesco Hayez, per continuare con un approfondimento su Miti ed eroi: Trentino e finis Austriae, con punto di riferimento artisti quali Luigi Bonazza con il suo trittico Orfeo, e Benvenuto Disertori.
Il passo cronologico verso la storia di Palazzo delle Albere si può notare anche dal colore scelto per le pareti, una tonalità di bordeaux tipica degli allestimenti ottocenteschi.
«Abbiamo prelevato il grado del colore da un drappo dipinto sul fondo di Le ereditiere di Felice Casorati, il primo quadro che si incontra uscendo dal focus su Palazzo delle Albere. Si tratta di una tinta ricorrente anche in Severini - specifica il direttore -. L’intento è stato di cercare nelle opere lo spunto per un contesto, e siamo riusciti a individuare anche due focus specifici che offrono uno sguardo a tutto tondo sulle opere di Umberto Moggioli e Paolo Vallorz».
Da sottolineare, in particolare, che le opere di Vallorz, scomparso lo scorso anno, sono rappresentate nel numero e nei modi che aveva previsto lo stesso artista: «Abbiamo voluto che il paesaggio fosse quasi immersivo, per questo i dipinti delle foreste sono stati collocati molto in basso, dando così al visitatore quasi la sensazione di poter entrare in questa natura trasfigurata dalla pittura dinamica di Vallorz», osserva ancora Maraniello.
Una scelta che mette in luce un Mart «da una parte internazionale ma anche del territorio, vocato a illustrare il contesto culturale prodotto sia dall’immaginario sia dagli artisti trentini, in attesa degli esiti del dibattito ancora in corso su Palazzo delle Albere. Il percorso dedicato al moderno si chiude intenzionalmente con Melotti - conclude il direttore -, come a volere rinviare allo spazio monografico che a pochi passi è visitabile a Palazzo Alberti Poja».