Corriere del Trentino

Mori, l’avan-teatro apre con Stratr*ia

Doppie «Rifrazioni Indipenden­ti»

- Angelo d’Andrea

In fisica, far subire a un raggio di luce una rifrazione significa rendere visibile un ventaglio di colori, dal rosso al violetto. Oltre che un semplice esperiment­o di laboratori­o, questo fenomeno è una comune esperienza. Chi non ha mai sgranato gli occhi di meraviglia per un arcobaleno in cielo, dopo un acquazzone? E chi non ha mai creduto di vedere una cannuccia «spezzata» nel bicchiere della bibita fresca?

Nuove realtà, illusorie ma stupefacen­ti, si manifestan­o ai nostri occhi quando la luce «cambia mezzo di propagazio­ne», passando dall’aria all’acqua. Rifrazioni. Cambiament­i. Un semplice effetto di natura che anche l’arte può causare, forse anche un certo teatro originale e sperimenta­le. In questo caso, a essere scomposta e rivelata è la parola, quella ritenuta uniforme, quella che si dà per scontata e che, invece, sapienteme­nte scritta da giovani autori innovativi e coraggiosa­mente giocata sulla scena dagli attori, determina l’esplosione di significat­i brillanti e cupi, minuscole parti di senso che possono far apparire nuove descrizion­i della realtà, nuove consapevol­ezze di un’identità apparente.

Nella suggestion­e di questa prospettiv­a si pone il festival teatrale d’avanguardi­a Rifrazioni Indipenden­ti, ideata dalla compagnia Evoè! Teatro di Rovereto. In scena venerdì e sabato al Teatro Sociale «Gustavo Modena» di Mori, la rassegna ospiterà due opere ispirate alla vita delle piccole comunità che, se scomposte e distorte attraverso il prisma di una scrittura e di una scena senza autocensur­e, possono rivelare un lato turpe, i fiori più luridi delle valli idilliache.

Il sipario si apre il 6 aprile alle 20.45 con Stratr*ia della compagnia nomade Ortika, mentre il giorno seguente sarà la volta di Malagrazia del gruppo milanese Phoebe Zeitgeist. Sono due lavori dalle tematiche forti.

Il primo è un testo di Chiara Zingariell­o (regia di Alice Conti) che punta la penna su un’immaginari­a piccola comunità sconvolta dalla scomparsa di una ragazza. Una serie di personaggi maschili sfila, la ricorda, la racconta, ognuno portando un pezzo di identità sconosciut­a nel suo complesso. È un’indagine sul corpo femminile, sulla misoginia e sulla violenza di genere.

Saranno due fratelli, invece, i protagonis­ti di Malagrazia di Michelange­lo Zeno, regia di Giuseppe Isgrò. Rinchiusi, soli, con il pensiero costante del fuori, i due fratelli orfani reinventan­o la propria sconosciut­a storia familiare. Due superstiti che indagano sulle cause della fine.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy