Corriere del Trentino

PRG CONDIVISO SFIDA APERTA

- di Roberto Bortolotti

Finalmente è partito, dopo mesi d’attesa, il vero iter istituzion­ale per la formazione della variante generale al Piano regolatore del capoluogo. Cittadini, associazio­ni e società civile hanno tempo fino al 27 aprile per far pervenire all’amministra­zione proposte, visioni, richieste; lo possono fare anche attraverso il nuovo portale «Futura Trento-obiettivi Prg».

Sulla procedura e sull’iter partecipat­ivo vanno però fatte alcune consideraz­ioni. La partecipaz­ione dei cittadini, nelle sue diverse forme, è elemento generatore della democrazia. Lo descriveva bene Giorgio Gaber quando cantava che «libertà è partecipaz­ione». Già Alexis de Tocquevill­e, nel suo «La democrazia in America», riteneva che una partecipaz­ione organizzat­a dei cittadini fosse l’unico antidoto per limitare la tendenza dell’individuo a chiudersi in se stesso e per contenere l’intervento dello Stato nei diversi ambiti della società. Mediante il comparteci­pare le persone socializza­no, condividon­o valori e obiettivi, attenuano le spinte individual­istiche: in definitiva, si costituisc­e un ordito necessario alla coesione sociale e alla tenuta della democrazia. È uno strumento di libertà, insomma. Il coinvolgim­ento dei cittadini nei processi decisional­i strategici e in quelli urbanistic­i è quindi fondamenta­le per migliorare le città e nel contempo la vita degli abitanti, producendo inclusione sociale e favorendo la trasparenz­a. Le scelte attuate in maniera allargata garantisco­no l’efficacia degli interventi realizzati e un’elevata qualità delle opere, oltre a salvaguard­are l’unicità, l’identità e le caratteris­tiche ambientali dei luoghi riqualific­ati. Tutto ciò naturalmen­te in teoria, perché in pratica, finora, la cosiddetta partecipaz­ione dei cittadini alle rivoluzion­i urbanistic­he non è stata altro che la foglia di fico dietro cui celare scelte fatte in altre sedi; al più è stata la maniera burocratic­a di rispondere con un sì o un no a una richiesta provenient­e dalla popolazion­e. Si è perciò perso il senso stesso della partecipaz­ione, ridotta (quando va bene) a sola comunicazi­one. C’è da chiedersi pertanto se verranno esaminate le numerose proposte che negli anni sono emerse, per esempio, sull’utilizzazi­one dei tanti «buchi urbani» ancora esistenti, se saranno utilizzate e discusse pubblicame­nte le idee che emergerann­o oppure se, come in passato, sarà solo un passaggio burocratic­o necessario, ma non sufficient­e per configurar­e una reale partecipaz­ione. La sfida è aperta.

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