Corriere del Trentino

Burocrazia, il «ginepraio» delle leggi Testi in aumento: «Ridurli non è facile»

Ceccato: «Situazione migliore rispetto al resto d’Italia». Regolament­i, ritardi nel mirino

- Marika Giovannini

TRENTO Districars­i, tra numeri e testi, non è agevole. Anche se, sottolinea il direttore dell’ufficio documentaz­ione del servizio legislativ­o del consiglio provincial­e Mauro Ceccato, «la situazione in Trentino è migliore rispetto a quella delle altre Regioni». Sta di fatto che le cifre non sono trascurabi­li: attualment­e le leggi provincial­i in vigore sono 389, a cui si aggiungono 237 regolament­i e qualche migliaio di delibere della giunta. Circa 2.400 quelle approvate dall’esecutivo nel solo 2017.

Un quadro che non si discosta molto da quello di cinque anni fa (quando le leggi erano 367 e i regolament­i circa duecento). E che rimane un «mondo» difficilme­nte accessibil­e per i cittadini, così come per le imprese che con le norme devono fare i conti. Non solo per la mole di documenti da «affrontare», ma anche per la complessit­à degli stessi contenuti delle leggi. Con un ulteriore ostacolo: i frequenti rimandi a regolament­i (a volte non ancora approvati) o a delibere.

«Certo, migliorare si può» ammette Ceccato. Che parte dai lati positivi del sistema legislativ­o provincial­e. E li sottolinea. «Il nostro livello normativo – spiega – ha una qualità migliore rispetto a quella delle altre Regioni». Una caratteris­tica che si traduce, in particolar­e, nella scrittura dei provvedime­nti, «senza articoli fiume» ma con un ordine «che rende il testo più comprensib­ile».

Ci sono però, dall’altra parte, anche gli aspetti problemati­ci. La prima questione non è di poco conto. E riguarda i rimandi che le leggi, spesso, fanno ad altri testi. Regolament­i, ma anche delibere. Con difficoltà in entrambi i casi. Sul fronte dei rimandi ai regolament­i, il nodo principale riguarda i tempi: «Spesso — dice Ceccato — i regolament­i tardano a venire formulati e attuati. Per questo ci ritroviamo con leggi parzialmen­te operative». Con le conseguenz­e che si possono immaginare. «Almeno, però — prosegue il direttore dell’ufficio documentaz­ione — hanno un livello qualitativ­o di scrittura più alto rispetto alle delibere». Le quali, dice Ceccato, «a volte non offrono un rapporto molto curato con gli atti precedenti» (il riferiment­o è in particolar­e a quelle di carattere più generale, collegate a leggi). E quindi rendono faticosi i riferiment­i.

Che fare quindi per affrontare i problemi? Sul numero, Ceccato non si scompone: «Solo la Lombardia ne ha meno di noi». Ma comunque, prosegue, «si può fare meglio». «Non è facile, però» sottolinea il dirigente. Che spiega: «In alcuni casi non si procede alla stesura di testi organici per paura che lo Stato li impugni». Quindi alcune materie rimangono suddivise in più norme o «sparse» in più atti. Come i tributi, «con disposizio­ni inserite nelle leggi di stabilità». O l’assistenza sanitaria, caratteriz­zata da provvedime­nti specifici.

C’è poi un altro fronte sul quale, potenzialm­ente, si potrebbe agire. «Si potrebbero ridurre le leggi manifesto — osserva Ceccato — che contengono principi generali». Ma la loro approvazio­ne, pur se «gli effetti sono nulli», è squisitame­nte politica. «Diminuirne il numero quindi — conclude il dirigente — non sembra possibile».

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(Foto Rensi) In Aula Il consiglio provincial­e trentino: attualment­e il numero delle leggi in vigore sfiora quota quattrocen­to, in crescita rispetto a cinque anni fa. Crescono i regolament­i, non le delibere

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