Lo spazio dei detenuti nell’agorà pubblica
Il progetto «Biblioteca vivente» porterà in superficie le loro storie. E poi il teatro
TRENTO Il cuore del progetto è la «biblioteca vivente», perché il processo della narrazione personale autobiografica è uno degli strumenti più efficaci per conoscere in prima persona vicende e dimensioni abitualmente escluse dal dibattito pubblico. Attraverso «Liberi da dentro», iniziativa promossa dalla Scuola di preparazione sociale insieme a molte altre realtà del territorio con il patrocinio del Comune di Trento, detenuti o ex detenuti, familiari, volontari e operatori del carcere diventeranno «libri umani» che i lettori potranno «prendere in prestito» conversando con loro a tu per tu. Obiettivo del percorso, che comincerà domani alle 17 negli spazi della Fondazione Franco Demarchi con il primo di cinque incontri sulla sanzione penale oggi in Trentino, è diffondere sul territorio una conoscenza reale del mondo del carcere, delle pene e del loro effetto sulle persone: «La casa circondariale fa parte della città ma essa non se ne occupa — spiega il presidente della Scuola di preparazione sociale Alberto Zanutto — l’elemento che accomuna le problematiche legate al carcere è il pregiudizio: dai detenuti agli operatori, lo sperimentano tutti». È per questo che attraverso eventi e incontri pubblici, conferenze, spettacoli e film si vuole puntare alla promozione di una cultura capace di sviluppare una visione di tipo riparativo e alimentare il senso di una responsabilità sociale collettiva.
Al termine del ciclo di incontri, sempre alla Fondazione Demarchi, andrà in scena lo spettacolo «Dalla viva voce», che propone frammenti di storia autobiografica di alcuni detenuti raccolti a Spini dall’insegnante Amedeo Savoia (il 4 maggio alle 20.30), mentre il 16 giugno a Riva del Garda avrà luogo il primo appuntamento della biblioteca vivente (gli altri saranno a Trento il 25 giugno durante le Feste vigiliane e a Lavis il 7 luglio). «Saranno coinvolte persone che vivono un’esperienza