«In Trentino vivono 600 trapiantati»
Magnani: «In provincia espressi 28.000 consensi all’espianto, di cui 18.900 di iscritti all’Aido»
TRENTO «I trapiantati festeggiano il giorno del trapianto più di quello del compleanno, perché in quel momento sono rinati alla vita». Colpisce l’affermazione di Mario Magnani, il presidente della sezione provinciale di Trento dell’Aido, l’associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule. Impressiona perché in Trentino si tratta di circa 600 persone, «un paese intero». E fa capire come donare sia «un atto di generosità che può salvare molte vite».
Presidente, qual è la situazione del dono in provincia?
«Nel 2017 si sono verificati 25 accertamenti di morte, dei quali 18 idonei alla donazione. In lista d’attesa ci sono 29 persone che aspettano un rene, 5 un fegato e una un cuore. In Trentino, poi, sono stati effettuati 14 trapianti di rene, 18 di fegato, uno di polmone e due di cuore: ciò non vuole dire, ovviamente, che l’organo ricevuto sia arrivato dal nostro territorio. Al Sistema informativo trapianti della provincia di Trento sono registrati 28.000 consensi, di cui 18.900 di iscritti Aido».
Quanto alle opposizioni al prelievo degli organi?
«Il dato è tra i più bassi d’Italia, nel 2017 sono state solamente due. Un altro dato interessante riguarda chi ha espresso la propria dichiarazione di volontà nei Comuni trentini: circa 9.000 persone. La possibilità di dare o meno consenso alla donazione di organi o tessuti dopo la morte al momento del rilascio o rinnovo della carta d’identità esiste da due anni: 60 municipi lo consentono regolarmente, 40 stanno adeguando il sistema informatico. Spero che entro fine anno siano tutti attivi».
C’è un limite di età per la donazione?
«No, tutti possono farlo se si dovessero creare le condizioni».
Ovvero?
«La fine della vita deve avvenire in ospedale, in una camera di rianimazione, dove, in base a quanto previsto dalla legge, la morte cerebrale viene diagnosticata dai medici e verificata per tre volte a distanza di sei ore. Questo consente agli organi di continuare a funzionare e la possibilità di prelevarli e trapiantarli. È importante far capire alle persone che il trapianto, a volte, è l’unica terapia possibile».
In Trentino c’è sensibilità sul tema?
«Certo, gli iscritti al sistema informativo lo testimoniano se paragonati al dato italiano, che un paio di settimane fa ha raggiunto la soglia dei 2 milioni e mezzo di dichiarazioni positive registrate. Avere solo 29 persone in lista d’attesa per un rene, inoltre, significa garantire il trapianto in uno o due anni. La convenzione fra la Provincia di Trento e il Centro trapianti di Innsbruck, tuttavia, che garantiva l’effettuazione di trapianti di organi e tessuti a favore dei cittadini iscritti al servizio sanitario provinciale e residenti in Trentino, non è più in vigore da qualche anno: so che le istituzioni ci stanno lavorando e spero sarà riattivata».
Quanto è diffusa, fra i giovani, la consapevolezza dell’importanza della donazione?
«Parecchio. Fra le testimonianze che vengono rese alle nostre serate c’è anche quella di una mamma che ha acconsentito all’espianto degli organi del figlio ventenne morto in un incidente stradale perché gli amici le avevano comunicato che del tema parlavano spesso e che lui era favorevole. Esprimere la propria volontà è fondamentale: parlandone in famiglia, iscrivendosi all’Aido, tramite i Comuni o l’azienda sanitaria o con un’autocertificazione. Per non mettere gli altri nella condizione di decidere per noi nei momenti drammatici della vita».
Il presidente «Donare è un atto di generosità che può salvare molte vite Da noi c’è sensibilità»