Guerre o Pace in mostra
La fragilità e il dramma dei conflitti a Palazzo Trentini
La guerra è reale ispira angoscia e devastazione; la pace è un’astrazione. Per chi visita la mostra Guerre o Pace allestita a Palazzo Trentini in via Manci a Trento dal Centro d’Arte La Fonte e dal Movimento Arte Timbrica, è facilissimo riconoscere il dramma della guerra, quasi impossibile identificare la pace, forse perché essa è tanto fragile, quasi evanescente nel nostro mondo in cui convivono attualmente settanta conflitti. Nella mostra, aperta fino al 16 aprile, quindici artisti ci provano con alterna fortuna, con tecniche diverse fatte di forme e colori.
La riflessione è immediata, concreta, palpabile dalle sculture.
La romana Alba Gonzales fonde, letteralmente la chimera e la medusa decapitata, per raffigurare la guerra a cui contrappone il sogno di Irenea di affascinante bellezza. Bruno Lucchi si fa guidare dalla poesia di Ungaretti e la morte interpreta i versi di Soldati e Veglia, mentre la pace con inquietante realismo è descritta da
Dormire dove il sonno è sfinimento e il risveglio non certo. Simone Turra, raffinato artista del Primiero, colpisce il visitatore con una donna nuda, bronzea, riversa, cui la morte toglie per sempre la possibilità di generare vita. La pace è di marmo, cieca.
Più impegnativo il compito della pittura. Adalberto Borioli si affida a diversi toni di azzurro e di blu, più scuri, foschi nella guerra; chiari a sprazzi luminosi nella pace. Barbara Cappello riproduce e strappa il corpo umano che sembra in realtà non avere mai pace. Silvio Cattani ha l’incanto di un bimbo che traccia segni e colori spezzati. Sergio Dangelo, 85 anni, milanese, cittadino del mondo con la semplicità dei forti, unisce la propria creatività a quella del cinquantunenne trentino Lome, Lorenzo Menguzzato, per impressionarci con opere intrise di tracce rosse e nere in guerra e grigio,rosa azzurro nella pace. Elena Fia Fozzer, solare artista trentina, continua l’ ultra cinquantennale esperienza con due proposte fatte di colore e lamiera, frecce metalliche e un sole giallo posto fra il blu della notte e il grigio della speranza. L’austriaco Rudolf Haas propone due opere dove si fondono grafica, scultura e colore: due collages d’inquietante realismo che contrasta con la raffinatezza del giapponese Shuhei Matsuyama nelle cui opere diverse linee di grigio si fondono separate al centro da una linea più
spessa, apparentemente senza fine come l’orizzonte. Aldo Pancheri, fondatore del Movimento Arte Timbrica, traccia sulla tela il fuoco della guerra e l’azzurro della pace identificata con il silenzio, la spiritualità. Paolo Tomio ha il dono del disegno al quale unisce il colore nero, rosso, grigio imponendo l’immediatezza della drammaticità senza nulla concedere alla pace se non una riflessione sui sentimenti sconvolti del dolore e dell’amore. Nicoletta Veronesi è un tuffo nel colore, cornice e cuore del dramma umano.
Se siete arrivati all’ultima sala lasciatevi travolgere dalla spontaneità e apparente semplicità di Pietro Verdini, nel cui mare navigano profughi urlanti ed un sognatore con la viola.
Unisce questi artisti il comune rifiuto di ogni violenza, la ricerca di una pace sognata, la voglia di non transitare nella vita senza lasciare traccia.