Corriere del Trentino

«Vorremo capire i motivi della violenza»

I funerali di Cozzatti. Il fratello: «Per i tuoi nipotini eri uno zio amico»

- Erica Ferro

TRENTO «Non lasciarti sgomentare dagli addii — si legge sul santino che ricorda Andrea Cozzatti e i suoi 45 anni ancora da compiere il 2 luglio — un addio è necessario prima che ci si possa ritrovare». Perché «la morte — come ricorda don Paolo Devigili — pur se violenta e imprevista, non segna la fine dei nostri giorni, ma è quella porta meraviglio­sa e scomoda, molte volte temuta, che ci apre all’abbraccio di Dio».

Nella chiesa di Vezzano sono risuonate più volte, ieri, le parole violenza, tristezza, oscurità. Ma tra le volte della parrocchia­le riecheggia­no anche interrogat­ivi privi di risposte semplici: «Vorremmo capire i motivi che hanno spinto a un gesto così efferato — ammette il sacerdote riportando i presenti alla sera del 25 marzo, quando Salvatore Roberto Mulas, nella sua casa di via Maccani a Trento, ha ucciso con un fendente alla schiena l’amico Cozzatti — ma questo non spetta a noi, bensì alle autorità competenti che stanno lavorando sul caso». Alla comunità di Vezzano, che da quella domenica si interroga sull’assurda morte del suo compaesano, tocca il compito di ricordare che «la nostra vita, pur limitata e complessa, non è destinata a una fine tragica in questa terra ma è in cammino verso l’eternità».

La chiesa di Vezzano si erge al centro del paese e di persone ne ha richiamate tante, ieri pomeriggio, per porgere ad Andrea Cozzatti un ultimo saluto e rincuorare con un abbraccio o una stretta di mano la madre Gabriella, il fratello Michele e la cognata Ylenia, mandare un pensiero al papà Bruno. Al termine delle esequie, che don Devigili ha cele- brato assieme a don Roberto Lucchi, già parroco di Vezzano, che conosceva bene la famiglia Cozzatti, sono proprio le parole di Michele e Ylenia, lette da un parente, ad augurare «buon viaggio» ad Andrea ricordando­ne «la bontà, la semplicità e la modestia», il suo «voler bene agli altri in modo genuino»: «Per i tuoi nipotini Gabriel e Nicholas eri un vero zio amico — rammentano — che portava allegria e felicità».

Nel cercare di portare conforto a chi soffre per la perdita del figlio, fratello, amico, collega, don Devigili prega il Signore affinché «non smetta mai di insegnarci la logica dell’amore che tende le mani e non costruisce muri, che abbatte barriere e lava i piedi gli uni degli altri». Soprattutt­o in un momento in cui, «colpiti dalla violenza che sembra la parola chiave del nostro mondo moderno, abbiamo sempre più paura di incrociare sguardi e fare incontri, perché non sappiamo cosa potrebbe accadere».

Prima che il feretro prenda la via del cimitero, una ragazza, in lacrime, riesce a posare fra i fiori un campanelli­no trattenuto da un nastro rosso per poi crollare fra le braccia dell’amica che l’accompagna. «È stata una vita, la tua, poco fortunata Andrea, non meritavi tutto questo — le ultime parole dei parenti — noi ti ameremo per sempre».

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(Rensi-Nardelli) Vittima I funerali di Andrea Cozzatti e, sotto, la sua foto

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