L’io e l’inconscio mimetico
L’appuntamento In arrivo Nidesh Lawtoo-Succetti Lo studioso di Nietzsche presenta il suo ultimo libro
«Dimmi chi imiti e ti dirò chi sei». Contagio delle idee, politica delle masse, imitazione, populismo, soggettività moderna: sono concetti fortemente interrelati secondo Nidesh Lawtoo-Succetti, studioso che si occupa di letteratura e teoria mimetica applicata a Nietzsche, Bataille, Conrad e altri autori del modernismo. Il docente – che insegna letteratura inglese all’università di Leuven, in Belgio – sarà a Trento martedì per presentare, alle 17.30 nella biblioteca comunale di via Roma, il suo ultimo libro Il fantasma dell’io: la massa e
l’inconscio mimetico (Mimesis edizioni, 2018), assieme al ricercatore di Sociologia Andrea Brighenti.
L’indagine, spiega l’autore, riprende il suo lavoro in inglese del 2013 aprendo spunti multidisciplinari che toccano fenomeni politici contemporanei: dal trumpismo alle evoluzioni elettorali italiane. Guarda infatti al pubblico del Belpaese il docente originario della Svizzera italiana (il cui nome si deve a un legame familiare con l’isola Mauritius), che ha insegnato alle università di Losanna e Baltimora. Oggi lavora in Belgio ed è principal investigator del progetto Erc sull’Homo mimeticus.
Il titolo del libro riprende il concetto nietzschiano della relazione inconscia tra il soggetto e il modello che lo attrae e lo fa diventare altro – appunto il Fantasma dell’io. Perché ha pensato a una riedizione?
«Il titolo fa eco ad una frase di Friedrich Nietzsche in Aurora su un tipo di soggettività mimetica che trasforma l’io in una copia, o “fantasma dell’io”. Il concetto greco di mimesis, si traduce spesso con imitazione, ma ha vari significati (copia, riproduzione, identificazione). Qui si traduce come una tendenza inconscia dell’io a imitare modelli dominanti. Si pensi a genitori, insegnanti, ma pure televisione, star del cinema, pubblicità, new media e anche ai modelli politici, non sempre esemplari. Il concetto è antico ma il tema è più che mai d’attualità, in Italia e non solo».
Un libro in italiano dunque.
«Ho ritenuto opportuno tradurre questo “Fantasma”, ma non solo per motivi politici. Il libro è un tentativo di diagnosticare il potere quasi-ipnotico e inconscio dei leader politici sulla massa. Ma pure di altri modelli, letterari e cinematografici, senza scordare il lato terapeutico della mimesi come la simpatia, il riso, e la magia dei legami affettivi che ci legano agli altri. Imitazione come veleno e come terapia, dunque, come diceva già Platone».
La sua ricerca prosegue verso altre discipline. La letteratura aiuta a comprendere l’umano nella sua totalità?
«In realtà è il tema dell’imitazione che richiede uno sguardo multidisciplinare per essere capito, e gli autori che discuto lo dimostrano. La letteratura si interessa al fenomeno umano nella sua complessità. Il modernismo (1880-1950) vede la nascita dei fenomeni di massa, la diffusione dei mass-media, un interesse crescente per l’interiorità, l’inconscio. È aperto alle nuove discipline umanistiche, psicologia delle folle, sociologia, antropologia, ricerca sull’ipnosi e psicoanalisi, che studiano i fenomeni mimetici. Scrittori come Conrad, Lawrence e Bataille – il libro lo evidenzia –, sulle orme di Nietzsche più che di Freud, si interessano a inconscio che non ha sogni edipici ma l’imitazione involontaria come via regia».
È il primato dell’intuizione artistica?
«Gli artisti hanno “antenne” così precise che registrano fenomeni mimetici che dovranno attendere un secolo per essere confermati dalle neuroscienze. Come nel caso dei neuroni specchio scoperti a Parma negli anni ‘90: ecco un’altra ragione per la traduzione italiana».
L’imitazione, lei ha detto, aiuta a compiere una «una rivoluzione copernicana» nel modo in cui concepiamo l’identità. È così?
«È la tesi del libro. Invece di concepire l’identità a partire da un io chiuso su sé stesso, l’inconscio mimetico ci obbliga a considerare le relazioni con gli altri. I neonati rispondono alle espressioni facciali dei genitori a partire dalla nascita (i record sono attorno ai 42 minuti di vita). Siamo animali mimetici, come diceva già Aristotele ed è forse in questa apertura all’imitazione che sta la nostra originalità».
Ma esiste anche un soggetto che non imita, che attrae e diventa leader?
«Spesso i leader che provocano un effetto di contagio mimetico sulla massa sono spesso degli attori che hanno ben poco di originale. Sostengo che è questa prossimità ad un essere mediocre, “vuoto al centro” – “He was hollow at the core”, scriveva Conrad pensando a Kurtz – che li rende popolari. Come la storia del Novecento conferma, questi leader possono generare orrori che risultano inspiegabili se si parte dal presupposto che siamo solo degli essere razionali, o Homo sapiens, ma si può capire se si considera il nostro lato mimetico, Homo mimeticus. Questo non vuole dire che all’imitazione inconscia non si possa resistere. Al contrario. Ma per mettersi a distanza critica bisogna capire i meccanismi che la generano. Anche per questo ho scritto il libro».
Il 10 aprile alle 11 interverrà a Sociologia nel corso di Brighenti. Che lezione sarà?
«Discuteremo degli aspetti sociali del fenomeno. E penso che lasciare la parola ai giovani in fatto di mimesi - la sperimentano in forme nuove con virtuale e new media - sia la via più diretta per scoprire temi mimetici originali».