Verna, colore assoluto
Riva, da venerdì al Mag la mostra del pittore abruzzese
«Il colore è un regno sconfinato della pittura e io posso entrare in contatto con la realtà solo attraverso il colore. Con il colore mi accosto al rapporto tra le immagini, le decifro. Ho iniziato come pittore e mi sembrava ovvio esprimermi con tale mezzo, ma a un certo punto, negli anni Sessanta, l’arte ha imboccato altre strade, ha lasciato lo spazio virtuale della tela per lo spazio reale che ci circonda e il colore è stato un po’ messo da parte».
Ascoltiamo dalle parole dell’artista stesso il percorso lungo oltre cinquant’anni che da venerdì (inaugurazione alle 18) e sino al 10 giugno si potrà ammirare al Mag di Riva del Garda con la mostra Claudio Verna. Colore come assoluto, curata da Daniela Ferrari nell’ambito del ciclo In Pinacoteca. Finestre sul contemporaneo, in collaborazione con il Mart.
Nato a Guardiagrele, in provincia di Chieti nel 1937, Claudio Verna studia dapprima in Umbria e poi a Firenze. Nel 1961 si trasferisce a Roma dove tuttora vive e lavora. «Ho indagato, esaminato, riguardato la storia del colore e i suoi elementi costituenti, l’ho amato scegliendo i miei maestri, dalla grotta di Altamira a Matisse, mi sono convinto che si poteva fare grande arte anche con la pittura – riprende -. Negli anni Sessanta, nel migliore dei casi questo era considerato una lunga eco della tradizione, e nel peggiore antiquariato».
Quella presso il Museo di Riva del Garda è un’antologica che presenta una particolarità: le diciassette opere del percorso non sono disposte secondo un ordine cronologico ma in funzione di un codice che le unisce. «Ogni mostra rappresenta un’invenzione, per me è molto importante superare la cronologia, e racchiudere cinquant’anni di lavoro in pochi quadri non è facile: l’intento non è di documentare i passaggi, ogni lavoro aiuta a capire l’altro grazie al colore che è il collante di tutto», conclude l’artista.
«Si tratta di alcune opere cruciali nella poetica di Verna, che segnano delle tappe all’interno del suo percorso creativo – si inserisce la curatrice Ferrari -. Si riescono a riconoscere delle stagioni nell’ambito di un percorso vario, con forti tensioni focalizzate su un certo tipo di pennellata, su una modalità compositiva che
ricorre, una scelta cromatica, il ritorno di alcuni temi e sperimentazioni».
All’interno di questa ricchezza, stupisce che il tema centrale sia uno solo: sempre il colore. Quasi «una dichiarazione di hybris, di tracotanza, ma c’è anche una fortissima umiltà nei confronti di questo strumento che è il principale dell’artista – aggiunge la curatrice -. Ho intitolato il mio saggio in catalogo Suddito del
colore, affermando che definire Verna suddito del suo strumento di lavoro può sembrare un azzardo, perché il demiurgo, il maestro si porrebbe così in posizione subalterna nei confronti del proprio fare. Ho scelto il titolo Colore
come assoluto pensando che il rapporto che si è instaurato tra artista e colore rimandi a una sorta di gioco di ruoli: attraverso il colore, infatti, l’artista è in grado di esprimere ogni sensazione».