«Cellule staminali, non sfruttarle crea un danno»
L’incontro dedicato al Crispr, il sistema di editing genetico. Applicazioni in agricoltura
TRENTO Una molecola per cambiare il mondo. Quella scoperta al Centro per la biologia integrata dell’Università di Trento dal team di ricerca guidata da Anna Cereseto è una scoperta che rivoluziona le scienze della vita. Si tratta di evoCas9, la versione evoluta del sistema di editing genetico Crispr messo a punto dalla Berkeley University of California e dal Mit (Massachusetts Institute of Technology) di Boston. Una tecnica precisa ed efficace, in grado di modificare singole lettere del codice che compone il dna di qualsiasi specie vivente.
Proprio la grande versatilità di questa scoperta apre le porte a nuovi interrogativi. Quali possono essere le ricadute pratiche che questa nuova tecnologia potrebbe dare nei prossimi anni? A cercare di dare alcune risposte sono state la stessa ricercatrice Anna Cereseto e la giornalista scientifica Anna Meldolesi ieri sera nel corso dell’evento «Hello Crispr» nell’ambito della mostra «Genoma umano» del Muse di Trento.
L’attenzione va subito al campo della ricerca sulle malattie genetiche, che vede in Crispr un prezioso alleato per combattere patologie quali il tumore. «Difficile intervenire direttamente sulla malattia, perché al momento il driver, la mutazione originaria che causa le altre, è sconosciuta. Le prime prove in clinica realizzate negli Usa mirano ad armare il sistema immunitario contro il tumore, rendendo i linfociti umani in grado di identificarlo e di combatterlo fin dai primi stadi di sviluppo» ha spiegato Meldolesi. Ancora, sull’Hiv «Il virus utilizza un gene specifico per entrare nella cellula umana e infettarla. Grazie a Crispr/ Cas9 potrebbe essere possibile eliminare tale gene senza alcuna conseguenza negativa. Esistono già delle popolazioni che ne sono prive attraverso modificazioni naturali e sono dunque non infettabili».
Ma l’attenzione si rivolge anche ad applicazioni che esulano dall’umano. In agricoltura tale tecnologia potrebbe rendere coltivazioni specifiche e protette in grado di sopportare cambiamenti climatici e parassiti non autoctoni, favorendo il mantenimento di prodotti tipici. La prima pianta modificata da Crispr vedrà il suo debutto negli Usa intorno al 2020, aprendo le strade a molte altre «micromodificazioni» in grado di riprodurre le naturali evoluzioni che avvengono in natura.
Grande incognita, il problema del consenso sociale. La cautela è d’obbligo nel parlare di temi tanto delicati e la bioetica si interroga da anni riguardo le modificazioni su embrioni della linea germinaleo. Cereseto e Meldolesi concordano nel ritenere necessaria la messa in atto di un dibattito pubblico approfondito e scientificamente fondato per evitare di demonizzare una tecnologia in grado di attuare grandi cambiamenti in positivo. «La mancanza di informazione e il conseguente risultato del referendum del 2005 hanno causato in Italia l’interruzione della possibilità di effettuare ricerche sulle cellulare staminali embrionali, un grave danno per la scienza italiana» ha ammonito Cereseto.
Meldolesi L’Hiv? Con Crispr/Cas9 potrebbe essere eliminato il gene che veicola il virus