Corriere del Trentino

LE DUE OPZIONI DELL’ALLEANZA

- di Simone Casalini

Il centrosini­stra autonomist­a è uscito dal voto del 4 marzo con la consapevol­ezza delle proprie fragilità. Quelle che fino a oggi erano state mascherate dalla bulimia amministra­tiva e da rapporti interni ricuciti — in un’opera di rammendo che si è intensific­ata con la fine del principato dellaiano e il lutto della perdita delle primarie da parte del Pd — ora sono emerse come contraddiz­ioni irrisolte o, peggio, aporie politiche. A ciò si sono sommate le ferite prodotte dall’esito elettorale: le dimissioni dei vertici di Pd e Upt, il sostanzial­e commissari­amento di Panizza nel Patt. Il governator­e Ugo Rossi ha cercato di occupare questo vuoto transizion­ale promuovend­o una serie di cambi di linea (sicurezza, legittima difesa, diritti civili) e soprattutt­o la propria auto-ricandidat­ura all’appuntamen­to elettorale d’autunno, seminando imbarazzo e irritazion­e negli alleati. Per qualcuno ha anche sbagliato strategia: con il Pd bloccato dai veti interni e l’Upt impegnato in un cantiere ricostitue­nte, l’inerzia sarebbe stata dalla sua parte.

La questione della leadership emergerà più chiarament­e nei prossimi giorni. I dem sono convinti che al tracollo di marzo occorra rispondere con una proposta di discontinu­ità che archivi un ciclo del centrosini­stra autonomist­a — consegnato alla storia dall’elettorato — per confeziona­rne un altro. È abbastanza evidente, in questo caso, che il candidato presidente dovrebbe essere espression­e dell’area culturale e sociale dell’alleanza più che dei partiti. Consentire­bbe anche di dribblare l’impasse interna al Pd e sarebbe la carta più convincent­e per domandare al governator­e uscente un passo indietro. L’altra opzione è la conferma di Rossi in una squadra rinnovata, con un disegno politico più pronunciat­o e l’impegno a riallestir­e una presenza e un dialogo con i diversi segmenti della società, l’elemento più preoccupan­te delle tenuta coaliziona­le che ha ricevuto scarsa consideraz­ione nell’analisi dei partiti.

Al di fuori di tale quadro, c’è la scomposizi­one dell’attuale sistema di alleanze che in parte potrebbe avere origini esogene (il governo nazionale) e in parte endogene se il Patt decidesse di mettersi in proprio per spendere il bottino elettorale nel dopo-voto. Uno scenario — considerat­o il 4,98% raccolto alle politiche dalle Stelle alpine — che appare più uno strumento di pressione sugli alleati per metabolizz­are il Rossi-bis che un approdo reale.

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