Caso Di Blasi, Tomazzoni a processo
La querelle nata dopo la decisione di «pensionare» il direttore
TRENTO È finita sul tavolo del giudice dibattimentale la querelle tra l’ex direttore della Rassegna internazionale di cinema archeologico, Dario Di Blasi, e l’assessore comunale di Rovereto, Maurizio Tomazzoni, quest’ultimo denunciato per diffamazione dal direttore.
A luglio all’assessore era stato notificato un decreto penale di condanna da 5.000 euro firmato dal gip Francesco Forlenza per quelle affermazioni, poco lusinghiere, fatte a marzo a mezzo stampa, sull’ex direttore della Rassegna. Ma l’assessore, attraverso il suo avvocato, Mauro Bondi, si è opposto al decreto penale.
Si difenderà in un’udienza dibattimentale. Il processo, davanti al Tribunale di Trento, si aperto, ma la prima udienza è stata rinviata per l’audizione dei testi. Se, però, qualcuno si aspettava una scesa in campo in Tribunale dello storico direttore si è sbagliato, Di Blasi ha infatti deciso di non costituirsi parte civile. «Ho fiducia nella giustizia — spiega — i testi da lui indicati sono notoriamente gentiluomini e persone d’onore e verificheranno ulteriormente i documenti che ho prodotto a sostegno della mia denuncia».
La querelle si era aperta dopo che il Comune di Rovereto aveva deciso di «pensionare» Di Blasi suscitando la reazione indignata di figure come Alberto Angela, Folco Quilici, Massimo Bray e altri 43 amici del direttore. L’assessore in un’intervista rilasciata a un quotidiano locale aveva rilasciato delle dichiarazioni ritenute «offensive» da Di Blasi, tanto che aveva chiesto più volte una rettifica a Tomazzoni. Ma non è mai arrivata. L’ex direttore attese un mese, poi prese carta e penna e presentò una formale denuncia per diffamazione.