Sanifonds, 35.000 iscritti «Soddisfatti»
Apertura alle cure dei familiari. Accantonati 3,5 milioni per la non autosufficienza, al via dal 2019 Assise per il cambio governance il 23 aprile. «Più peso in cda alle categorie che portano lavoratori»
Sanifonds supera i 35.000 iscritti e si prepara all’assemblea per cambiare governance. Al via l’estensione delle tutele ai familiari. Per convincere le categorie ad aderire «più peso in consiglio».
TRENTO Sanifonds supera la fase di avviamento con oltre 35.000 iscritti, l’apertura anche ai familiari dei lavoratori da metà aprile e la prospettiva di inaugurare il settore della «non autosufficienza» nel 2019, per cui sono già stati accantonati 3,5 milioni di euro. Il 23 aprile in programma l’assemblea per il cambio di governance, ma il tema della mancata iscrizione dei dipendenti del settore privato è ancora tutto sul tavolo. Si studia perciò una modalità per dare più peso, in cda, alle categorie che effettivamente portano i loro lavoratori nel fondo.
Operatività
Al momento gli iscritti sono 35.000 e di loro in 13.000 hanno utilizzato il fondo a partire da luglio 2016. Sono stati erogati rimborsi per 4,1 milioni di euro. Il 50% è andato in spese per odontoiatria, il 41% in visite specialistiche e fisioterapia, il 9% in lenti e altre prestazioni integrative. «Chiudiamo il bilancio 2017 con 536.000 euro di utile — dice il presidente Roberto De Laurentis —, ma abbiamo 7 milioni di liquidità disponibile».
Se per ogni lavoratore iscritto il datore di lavoro mette in Sanifonds 128 euro, ora sarà possibile estendere i benefici anche ai familiari, in particolare con 128 euro per i maggiorenni e 75 per i minorenni. «Ad esempio, con due figli, di cui uno minorenne, si andrebbero a spendere circa 200 euro — dice il direttore Alessio Scopa —. Avendo poi diritto a 360 euro per ogni figlio per spese odontoiatriche». L’idea di Sanifonds, in attesa di accogliere altre categorie professionali, è di superare quota 40.000 iscritti solo con i familiari. Un modello che, fra i primi in Italia, ha dimostrato di funzionare e viene ora preso a riferimento da Friuli Venezia Giulia e Val D’Aosta. «I fondi nazionali — sottolinea il vicepresidente Walter Largher — lavorano allo stesso modo in tutta Italia, nonostante la sanità pubblica presenti offerte diversificate. Quindi i fondi nazionali pagano cose che qui in Trentino sono già gratis: il Fondo territoriale invece è veramente integrativo, perché si concentra sui segmenti non coperti». Inoltre la copertura per spese sostenute in caso di diagnosi di malattia grave passa dal 50% all’80%. Infine, chi non avesse aderito a Sanifonds nel 2016, ha la possibilità di cambiare idea comunicandolo al datore di lavoro entro fine maggio.
Equilibri politici
Gli iscritti a Saninfonds provengono in gran parte dalla Provincia. A loro si aggiungono dipendenti dell’Università, Impianti a fune, Progettone, scuole professionali, con anche alcune aziende private, tra cui Area Derma e Geas servizi, a cui si aggiungono i dipendenti Cgil, quelli di Fai Cisl ecc. Il tutto ha portato a elevare il numero degli iscritti da 26.500 a marzo 2016 agli attuati 35.000. La massa critica adatta sarebbe a quota 4050.000 persone. In cda, a 16, trattandosi di un ente bilaterale ci sono 8 rappresentanti dei sindacati (3 Cgil, 3 Cisl e 2 Uil), e 8 datoriali (2 Artigiani, 2 Confcommercio, 2 Provincia, 1 Asat e 1 Confesercenti), con un paio di uditori, uno per Cooperazione e uno per Confindustria. Ma perché queste associazioni siedono in cda e non portano iscritti? «Il problema vero è di natura nazionale — dice il presidente De Laurentis —. Chi versa i contributi a Roma teme di dover raddoppiare e versare anche nel fondo locale. Ma faccio notare che ai fondi nazionali dal Trentino arrivano 4 milioni e ritornano 700.000 euro. Logico che si faccia fatica a staccarsi». In Trentino solo Sia3, in fondo degli Artigiani, è riuscito a non versare ai fondi nazionali, ora si sta cercando di portarlo dentro a Sanifonds. E significherebbe un aumento di 10.000 iscritti. Ma se gli Artigiani arrivano, non possono contare in consiglio come le associazioni che non hanno portato iscritti. «Il problema quindi è la rappresentanza — sottolinea De Laurentis —. Dobbiamo fare qualcosa per dare più peso a chi ha iscritti».
A differenza del passato, le norme fatte approvare in legge di Bilancio, le stesse che garantiscono operatività a Laborfonds, consentono anche il funzionamento di Sanifonds. «Occorre lo stesso coraggio di quando si è fatto partire Laborfonds — dice Largher —. Adesso c’è abbastanza solidità per uno strappo dal nazionale». Alla nuova governance, che uscirà dall’assemblea del 23 aprile, toccherà l’onere di allargare la platea di lavoratori aderenti. Al timone rimarrà il direttore Scopa: «Cresce la sensibilità a favore dei fondi regionali. C’è un cauto ottimismo». Se i lavoratori in Trentino sono 220.000, chiude De Laurentis, «quello è il potenziale a cui possiamo mirare».
«Cresce la sensibilità verso i fondi territoriali C’è un cauto ottimismo»