«Femminismi e Islam in Marocco» spiegato da Borrillo
«Una pluralità di proposte emancipatorie di donne, articolate all’interno di gruppo sociali diversi per appartenenze ideologiche, religiose, politiche. Da questo punto di vista è possibile identificare diverse stratificazioni nel movimento delle donne marocchine, in analogia a quanto accade in altri contesti del Nord Africa».
Sono questi i temi al cuore di Femminismi e Islam in Marocco: Attiviste laiche, teologhe e predicatrici (Esi, 2017), il libro che Sara Borrillo, introdotta da Lisa Marchi, presenterà domani, alle 18, a Trento presso il Dipartimento di sociologia e ricerca sociale, in via Verdi 26. L’iniziativa si colloca nell’ambito di «Libri al centro: leggere il genere, l’individuo e la società», il ciclo organizzato dal Centro studi interdisciplinari di genere dell’Università di Trento.
In Marocco Borrillo ha svolto ricerche di campo durante il periodo di dottorato e anche in precedenza, «sono una decina d’anni che mi occupo di questo paese, ho vissuto a lungo nella capitale Rabat e avuto a che fare direttamente con gli attori sociali e i rappresentanti delle istituzioni» — afferma.
In particolare l’autrice sottolinea l’esistenza di tre principali stratificazioni nel movimento delle donne marocchine.
«Ci sono gruppi e associazioni che si definiscono femministi di stampo più afferente al femminismo laico, che rivendicano uno stato di diritto, il rispetto dei diritti delle donne in accordo con le convenzioni internazionali per i diritti umani — specifica —. Abbiamo anche donne dei movimenti islamisti, che quindi come primo termine di identificazione individuale e collettiva si riconoscono nell’Islam piuttosto che nella narrativa dei diritti umani universali».
La terza macro area corrisponde invece con una corrente di pensiero del femminismo islamico e «fa un po’ da ponte tra le prime due, proponendo una rilettura delle fonti sacre dell’Islam in una prospettiva compatibile al principio di uguaglianza tra uomo e donna».
Si tratta di tre prospettive che caratterizzano una eterogeneità dell’attivismo al femminile.
«Nel mio testo, a fronte dell’osservazione diretta di queste forme di partecipazione pubblica delle donne mi occupo anche di come lo stato ha reagito negli ultimi decenni a queste proposte e quindi delle cosiddette politiche di genere, che riguardano le riforme che hanno a che vedere con le questioni legate ai diritti delle donne».
In questo senso, va tenuto presente che stiamo parlando di una concezione biunivoca dei generi e di un nucleo familiare concepito come nodo principale dell’organizzazione sociale. Lo stato ha recepito alcune rivendicazioni del movimento delle femministe laiche. Inoltre ha operato una riforma importante per la predicazione femminile in moschea.
Una riforma che Borrillo definisce «rivoluzionaria perché istituzionalizza un ruolo femminile religioso che è stato reso invisibile nella storia, seppur presente in continuità con il passato di tutti i Paesi della regione del Medio Oriente e del Nord Africa».