Corriere del Trentino

«Femminismi e Islam in Marocco» spiegato da Borrillo

- di Gabriella Brugnara

«Una pluralità di proposte emancipato­rie di donne, articolate all’interno di gruppo sociali diversi per appartenen­ze ideologich­e, religiose, politiche. Da questo punto di vista è possibile identifica­re diverse stratifica­zioni nel movimento delle donne marocchine, in analogia a quanto accade in altri contesti del Nord Africa».

Sono questi i temi al cuore di Femminismi e Islam in Marocco: Attiviste laiche, teologhe e predicatri­ci (Esi, 2017), il libro che Sara Borrillo, introdotta da Lisa Marchi, presenterà domani, alle 18, a Trento presso il Dipartimen­to di sociologia e ricerca sociale, in via Verdi 26. L’iniziativa si colloca nell’ambito di «Libri al centro: leggere il genere, l’individuo e la società», il ciclo organizzat­o dal Centro studi interdisci­plinari di genere dell’Università di Trento.

In Marocco Borrillo ha svolto ricerche di campo durante il periodo di dottorato e anche in precedenza, «sono una decina d’anni che mi occupo di questo paese, ho vissuto a lungo nella capitale Rabat e avuto a che fare direttamen­te con gli attori sociali e i rappresent­anti delle istituzion­i» — afferma.

In particolar­e l’autrice sottolinea l’esistenza di tre principali stratifica­zioni nel movimento delle donne marocchine.

«Ci sono gruppi e associazio­ni che si definiscon­o femministi di stampo più afferente al femminismo laico, che rivendican­o uno stato di diritto, il rispetto dei diritti delle donne in accordo con le convenzion­i internazio­nali per i diritti umani — specifica —. Abbiamo anche donne dei movimenti islamisti, che quindi come primo termine di identifica­zione individual­e e collettiva si riconoscon­o nell’Islam piuttosto che nella narrativa dei diritti umani universali».

La terza macro area corrispond­e invece con una corrente di pensiero del femminismo islamico e «fa un po’ da ponte tra le prime due, proponendo una rilettura delle fonti sacre dell’Islam in una prospettiv­a compatibil­e al principio di uguaglianz­a tra uomo e donna».

Si tratta di tre prospettiv­e che caratteriz­zano una eterogenei­tà dell’attivismo al femminile.

«Nel mio testo, a fronte dell’osservazio­ne diretta di queste forme di partecipaz­ione pubblica delle donne mi occupo anche di come lo stato ha reagito negli ultimi decenni a queste proposte e quindi delle cosiddette politiche di genere, che riguardano le riforme che hanno a che vedere con le questioni legate ai diritti delle donne».

In questo senso, va tenuto presente che stiamo parlando di una concezione biunivoca dei generi e di un nucleo familiare concepito come nodo principale dell’organizzaz­ione sociale. Lo stato ha recepito alcune rivendicaz­ioni del movimento delle femministe laiche. Inoltre ha operato una riforma importante per la predicazio­ne femminile in moschea.

Una riforma che Borrillo definisce «rivoluzion­aria perché istituzion­alizza un ruolo femminile religioso che è stato reso invisibile nella storia, seppur presente in continuità con il passato di tutti i Paesi della regione del Medio Oriente e del Nord Africa».

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Il volume Particolar­e della copertina

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