Rossi bis, nodo sempre aperto Il Patt esclude poli alternativi
Rossi: «Nessun quarto polo». Il centrosinistra resta autonomista, ma rimane il nodo del leader
Chi sarà il candidato presidente del centrosinistra a ottobre? La domanda resta aperta. Il vertice di maggioranza tenutosi ieri sera, infatti, non ha risolto la questione. Da un lato il Pd e l’Upt hanno messo in discussione l’ipotesi «Rossi bis», dall’altro il Patt ha difeso il presidente uscente: «Cambiare sarebbe un errore» ha spiegato Panizza. Intanto il Patt esclude poli alternativi.
TRENTO Un vertice molto atteso quello tenuto ieri sera dalla maggioranza provinciale nella sede del Patt. Un vertice che però non ha sciolto tutti i nodi finiti nel pettine del centrosinistra autonomista in questi mesi, soprattutto che non ha risolto il più grosso di quei nodi: chi sarà il candidato presidente a ottobre.
Le posizioni sono piuttosto note ormai da tempo. Il Pd e l’Upt non sono entusiasti all’idea di un Rossi bis. Non è un mistero: entrambi i partiti, nel 2013, hanno subito la vittoria alle primarie dell’attuale presidente. Il Pd, da primo partito della coalizione, si è trovato a sostenere il candidato di un partito che, fino a pochi anni prima, aveva un’alleanza esclusivamente «programmatica» con il centrosinistra. L’Upt, erede della Margherita di Lorenzo Dellai, in un colpo solo si è trovata terzo partito e senza presidente. Da allora, l’amore per il governatore non è mai sbocciato e le elezioni del 4 marzo hanno fatto il resto.
Il Pd e l’Upt — ma il secondo partito ancora più del primo — sono convinti che per ribaltare il risultato occorre cambiare anche candidato presidente.
Un ragionamento che il Patt ribalta completamente. «Non è come la scorsa volta — ha spiegato il segretario Franco Panizza — quando bisognava individuare un candidato presidente. Questa volta un presidente in carica c’è e volerlo sostituire significherebbe affermare che, in questi anni, non si è governato bene». Il Patt ha ribadito anche la propria analisi della sconfitta, che giocoforza è più incline, rispetto a quella degli alleati, ad attribuire gran parte della responsabilità all’onda nazionale. Anche se le Stelle Alpine hanno indicato i temi sui quali, a loro giudizio, si deve «recuperare»: sicurezza, migranti, sanità. Gli stessi, in sostanza, che erano stati indicati nel documento uscito dall’assemblea del partito.
Il Pd, rappresentato al tavolo dall’esordiente Giuliano Muzio, ha ribadito la necessità «di ripartire dal programma» con pochi e comprensibili punti programmatici condivisi da tutti e ha aperto al dialogo con il mondo civico, in altre parole con il mondo che orbita intorno a Francesco Valduga. «Ripartire dalla coalizione» è stato insomma il messaggio portato al tavolo dal neosegretario dei democratici.
«Rinnovamento» è stata invece la parola d’ordine di Gianpiero Passamani e Vittorio Fravezzi, titolati a parlare per conto dell’Upt. Una parola che dà conto di un percorso avviato all’interno dell’Upt stessa e della sua esigenza di andare oltre i propri confini, diventati troppo angusti. In particolare, dell’esigenza di allargarsi anche al mondo civico. Un progetto che tutti hanno detto di condividere «in una logica coalizionale». Una parola, «rinnovamento», che ha anche un altro significato: Rossi resta in discussione.
Su questo punto, il più esplicito è stato Marco Boato (Verdi), che ha chiaramente giudicato insufficiente l’operato del governatore. Per quanto la maggioranza cerchi di girarci intorno, il nome del candidato presidente resta il punto dirimente.
Ugo Rossi ci ha tenuto a smentire di persona qualsiasi ipotesi di quarto polo. «Il Patt non sta cercando schemi coalizionali alternativi». Il gover- natore ha voluto tranquillizzare la sua coalizione. Il fatto che il Patt non stia ragionando di coalizioni alternative non significa però che non lo farà se i propri alleati opporranno un definitivo «no» al Rossi bis. Se il cambio del candidato presidente serve all’Upt per uscire dall’angolo, per il Patt significherebbe finirci all’angolo: tagliati i ponti con il «vecchio» Patt e schiacciatisi sulla figura governativa del presidente, per gli Autonomisti perdere Rossi significherebbe perdere la figura su cui si è scommesso tutto.
«Bisogna decidere in fretta». Panizza lo ha ripetuto più volte, aggiungendo: «Indebolire oggi il presidente significa indebolire l’intera coalizione».
La riunione si è chiusa con l’impegno a far incontrare nuovamente i soli segretari. La prossima volta spetterà al partito di maggioranza relativa, il Pd, fare la convocazione. In quella sede, si parlerà di programma ma, è l’impegno, anche del candidato presidente.
Tutti hanno condiviso la necessità di aprirsi a nuovi innesti, ma in maniera coalizionale
Il Pd, in quanto partito di maggioranza relativa, convocherà la prossima riunione