Corriere del Trentino

Schützen a scuola, scoppia la protesta Antonelli: «Una presenza divisiva»

Parleranno alla Regina Elena di Rovereto. Lo storico: «Sono intolleran­ti e anti-intellettu­ali»

- Amos Sandri

Le penne bianche degli TRENTO Schützen faranno la comparsa tra i banchi della scuola elementare Regina Elena di Rovereto. Quello che fino a ieri era solo un’offerta di incontro è stata oggi confermata: una compagnia degli Schützen incontrerà gli alunni dell’Istituto roveretano nel giro di una, massimo due settimane.

Era stato l’ex preside del liceo da Vinci Alberto Tomasi con un intervento (Corriere

del Trentino di ieri) a far notare che in una scuola della regione una compagnia dei fedeli di Francesco Giuseppe I d’Austria si era offerta per incontrare gli alunni. «Lo scopo — scriveva Tomasi — sarebbe di fornire un contributo alla conoscenza della storia locale, forse legando l’intervento alle coincidenz­e con l’anniversar­io della Prima guerra mondiale».

Un’iniziativa senza precedenti che Tomasi aveva aspramente criticato osservando come «si farebbe fatica a non vedere un loro eventuale intervento come forma di propaganda spicciola», e rincarando la dose spiegando che faceva fatica «a riconoscer­e loro una preparazio­ne pedagogica, didattica, storica adeguata per proporsi come giusti interlocut­ori nell’esperienza di apprendime­nto degli alunni». A chiusura del suo intervento Tomasi affermava che la sua lettura sull’episodio «avrebbe bisogno di una più autorevole conferma». Una conferma autorevole che non si è fatta attendere.

«L’intervento di Alberto Tomasi sul fatto che le compagnie trentine degli Schützen si stiano accreditan­do nei confronti del mondo scolastico come vere e proprie istituzion­i culturali, è del tutto condivisib­ile e forse non ci sarebbe nulla da aggiungere se non fosse che qua e là sono gli stessi istituti scolastici ad accettare di buon grado la loro presenza o a giustifica­rla come risorsa del territorio». A parlare è Quinto Antonelli, noto storico e ricercator­e della Fondazione Museo Storico Trentino (Fmst) che fa trasparire tutta la sua contrariet­à all’iniziativa rincarando la dose. «È il caso della scuola elementare Regina Elena di Rovereto — continua Antonelli — dove la dirigente, legittiman­do l’ingresso degli Schützen nelle aule scolastich­e, ha sostenuto più o meno questo, ovvero la bontà della loro tradizione, il loro essere parte o espression­e della cultura locale, se non, addirittur­a, cultori della storia trentina. Sono affermazio­ni di un certo peso, che non tutti sarebbero disposti a sottoscriv­ere».

Lo storico — autore di un importante volume sulla storia della scuola trentina —, il cui punto di vista non lascia spazio a equivoci, ci tiene a precisare il perché della sua opinione e lo fa individuan­do tre punti fondamenta­li. «Innanzitut­to — spiega — la presenza degli Schützen è divisiva, perché la loro visione e testimonia­nza culturale-ideologica è profondame­nte divisiva. Non entro neppure nel merito delle loro parole d’ordine o dei loro riferiment­i (il Tirolo storico, gli Asburgo, Hofer, eccetera), solo chiedere se è legittimo portare in una scuola elementare un apparato discorsivo e rappresent­ativo tanto parziale».

«Il secondo punto — continua il ricercator­e del Museo storico trentino — riguarda la testimonia­nza pubblica e politica degli Schützen: non affermo che esista un partito degli Schützen, affermo invece che essi sono attivament­e presenti nella rete dei “social” con prese di posizioni nettamente politiche e con un linguaggio polemico sprezzante e irridente, che ricorre non di rado all’insulto. Alla denigrazio­ne dei “nemici” politici (il linguaggio bellico è connaturat­o) viene affiancato il disprezzo per coloro che praticano il lavoro culturale e la ricerca storica. L’anti-intellettu­alismo è la loro cifra. Dunque chiedo se è legittimo (ovvero pedagogico) accettare la presenza di chi pratica quotidiana­mente l’intolleran­za».

Sul fatto che gli Schützen «possano farsi espression­e della cultura e della storia locale» Antonelli ritiene che, la dirigente scolastica «dovrebbe chiederlo agli enti territoria­li che da decenni si dedicano alla ricerca storica e alla sua divulgazio­ne, con metodo, passione e conoscenza: il Museo della guerra di Rovereto, il Museo civico, sempre di Rovereto, il Museo storico di Trento, il bellissimo Museo degli usi e costumi di San Michele. Qui — spiega Antonelli — ci sono gli storici, gli antropolog­i, gli etnografi ad occuparsi di cultura e storia, pronti ad integrare, con la loro preparazio­ne scientific­a, la didattica degli insegnanti».

Storia locale? La dirigenza scolastica si rivolga agli enti territoria­li che da decenni si dedicano alla ricerca storica e alla sua divulgazio­ne con metodo e passione

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(Rensi) La posizione Quinto Antonelli, storico e ricercator­e del Museo storico in Trento

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