LEGGI, BENE LO STOP DI UN ANNO MA BISOGNA FARNE DI MENO
Quanto ha detto l’assessore provinciale Carlo Daldoss in merito alle troppe leggi che stanno appesantendo anche il Trentino («Andrebbe istituito almeno negli ultimi mesi di legislatura — ha affermato Daldoss — una sorta di anno bianco in modo da evitare la presentazione di proposte legislative») sicuramente è una prospettiva interessante. Ma a mio avviso si deve fare un passo in più: produrre meno leggi, e quelle che si approvano devono essere chiare, avendo di conseguenza meno regolamenti. Ho letto recentemente sul Corriere della Sera che in Italia abbiamo in circolo leggi sui tosaerba, sulle camicie da notte, sulle galline, sui pedaggi stradali dei camionisti. Il virus legislativo ha contagiato pure i prosciutti, con tre norme sul San Daniele e un’altra sul pignoramento dei prosciutti stessi. Come si può notare, siamo arrivati al paradosso: capisco ci sia un apparato burocratico che deve autoalimentarsi ma il rischio è che a pagare alla fine siano sempre e solo i cittadini. Anche le 400 leggi provinciali sono un’esagerazione, minanco settori cardine dell’ economia e penalizzando il volontariato. Insomma, fermarsi e ragionare anche su questo aspetto potrebbe essere molto utile. Sicuramente non è una perdita di tempo come qualcuno potrebbe pensare. Luciano Pellegrini, TRENTO
Caro Pellegrini,
Solo alcuni dati che aiutano a capire come non basti fare meno leggi per alleggerire il peso burocratico: nel 1962 le 437 leggi decise in Parlamento sviluppavano 2 milioni di caratteri; nel 2012 le leggi sono state 101, ma i caratteri sono diventati 2,6 milioni. Ciò vuol dire che si è proceduto a un taglio delle norme, ma quelle prodotte sono molto più complesse. La questione, quindi, meriterebbe un’attenzione particolare, ma purtroppo regala poca visibilità: insomma, non è elettoralmente appetibile.
C’è poi un altro paradosso da evidenziare: i politici si lamentano che ci sono troppe norme, ma guarda caso — come ha rilevato lo stesso assessore Daldoss — quando sta per terminare una legislatura si assiste a una corsa a depositare disegni di legge. Come se la capacità di un amministratore si misurasse unicamente dalla produzione legislativa; un modo per dire: «Cari elettori, guardate che esisto anch’io». Difficile uscire da un simile tunnel. Quella di un «anno bianco» (dodici mesi senza leggi) non sarà la panacea di tutti i mali, ma almeno prova a contrastare un fenomeno che non porterà voti ma che sicuramente incide notevolmente sulla vita di ogni giorno. Sarebbe il caso, una volta per tutte, di prenderne finalmente atto.