Corriere del Trentino

GLI SCHÜTZEN VANNO A SCUOLA EVITIAMO DERIVE IDEOLOGICH­E

- Il caso di Luca Malossini

Non posso rimanere in silenzio davanti al polverone mediatico sollevato per la presenza di alcuni Schützen in una scuola elementare di Rovereto. Reputo francament­e esagerate le prese di posizione e i toni usati, nemmeno fossimo in presenza di chissà quale affronto all’autonomia scolastica. Gli Schützen appartengo­no alla nostra tradizione, alla nostra storia. Non vedo alcuna azione di indottrina­mento, insomma, solo la presentazi­one dei loro costumi. La scuola ha tutti gli strumenti per valutare una simile iniziativa e, se c’è stato un via libera, vuol dire che non sussistono pericoli. Del resto, viviamo in una democrazia dove il confronto deve essere sempre garantito. Auspico pertanto che quanto deciso a Rovereto venga copiato anche da altre scuole del Trentino, in nome e per conto di una storia che non possiamo cancellare con ragionamen­ti di vecchio stampo. Angelo Paolo Pedrini, TRENTO

Caro Pedrini,

Sul fatto che gli Schützen siano parte della nostra storia, lascio a chi ha maggiori competenze di me intervenir­e. Lo ha già fatto in maniera inequivoca­bile lo storico Quinto Antonelli sul Corriere del Trentino di ieri e sottoscriv­o totalmente la sua posizione. Voglio invece precisare che Alberto Tomasi, nell’intervento pubblicato su questo giornale martedì e che ha permesso di sollevare il caso in questione, da uomo di scuola — è stato per anni preside del liceo scientific­o «da Vinci» — non ha fatto altro che mettere in fila una serie di perplessit­à che, a quanto pare, hanno avuto anche alcuni genitori della scuola elementare di Rovereto opponendos­i alla presenza dei cappelli piumati in classe. Non si tratta perciò di fare del vittimismo gridando alla democrazia violata.

Si vuole parlare delle tradizioni trentine? Si vogliono prendere in esame i costumi degli Schützen? Nessun problema, a patto però che a farlo non siano persone di parte. Abbiamo la fortuna in Trentino, come afferma lo stesso Antonelli, di avere il museo degli Usi e Costumi di San Michele dove lavorano storici, antropolog­i, etnografi. Basta chiedere loro una collaboraz­ione. Con il vantaggio di avere a disposizio­ne persone con una preparazio­ne scientific­a precisa, capaci di raccontare la storia del Trentino a 360 gradi senza incorrere nel pericolo di possibili derive ideologich­e.

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