Palumbo: «Dove non nevica, si cambi»
Il direttore generale del Ministero: «Gli arrivi cresceranno fino a diventare un problema Occorre scegliere il target di ospiti adatto a ciascuna località. L’offerta sia condivisa dal basso»
TRENTO Salvaguardare gli strumenti identitari e pianificare offerte turistiche dal basso. «È il momento giusto per farlo», sostiene Francesco Palumbo, direttore della direzione generale turismo del ministero dei Beni Culturali e del Turismo. «Il turismo — continua —, pone oggi un problema di gestione del numero di visitatori, destinato ad aumentare fino al 2030. Al tempo stesso, però, consente di fare scelte di qualità piuttosto che di quantità». Come? «Scegliendo il target di turisti adatto a ciascuna località, attraverso una programmazione di lungo periodo e decisioni partecipate».
Dottor Palumbo, al convegno di oggi si parlerà del ruolo giocato da architettura e paesaggio nello sviluppo di turismo di qualità, sostenibile. In quale modo il Trentino dovrebbe pianificare il turismo?
«Implementando la coerenza dei criteri costruttivi con il contesto, così da valorizzarne l’identità. Le motivazioni che portano i turisti a venire in Trentino, infatti, sono legate alla parola tipicità. Le strutture recettive non devono quindi accogliere passivamente i flussi turistici, ma devono essere in grado di invogliarli a tornare, qualificando le strutture in modo coerente col luogo e col motivo della visita. In questo senso, è preferibile riqualificare le strutture alberghiere almeno ogni tre anni e attualizzarle per mantenerle competitive. Anche rendere contemporanea l’immagine di un luogo può essere una scelta di qualità che valorizza la tipicità. L’architettura contemporanea può essere complementare al paesaggio. Le cantine moderne realizzate nelle Langhe ne sono l’esempio».
Crescono e cambiano i comfort richiesti dai turisti, anche in strutture in cui è complicato, per limiti orografici, andare incontro a certe esigenze. Come dovrebbero comportarsi gli operatori ?
«Anche se nell’immediato possono portare guadagno, le forzature, nel lungo periodo, fanno venir meno il turismo di qualità. L’errore più grave sarebbe creare un’esperienza ad hoc artificiale per il visitatore solo per accontentarne ogni richiesta. Pensiamo alle criticità legate all’innevamento, che di anno in anno interessa le quote più alte. Nelle zone in cui le scarse nevicate non sono più sufficienti, il turismo sciistico non è più sostenibile. A quel punto è meglio rinunciare all’innevamento artificiale e riqualificare l’offerta turistica della località, prendendo nuove strade nel rispetto del criterio territoriale».
Come si dovrebbe agire?
«Con lo sviluppo di attività coerenti al contesto. Questo è un periodo fortunato a livello di numeri di visitatori, possiamo permetterci di scegliere la qualità dei flussi turistici da attrarre. Per farlo, bisogna cominciare con un’analisi della domanda. Se ogni destinazione turistica facesse a monte un’analisi del target di visitatore che è interessata ad attrarre, molti problemi non si porrebbero. La popolazione, il tessuto imprenditoriale e sociale insieme, ha il dovere di sviluppare l’identità turistica del proprio territorio».
Quanto è importante per il Ministero il potenziamento di un turismo green?
«Se parliamo di turismo, chiamiamo necessariamente in causa i trasporti. Il turismo green è la svolta. Uno sforzo importante va fatto nella selezione di forme di mobilità compatibili con l’ambiente. Assecondando la conservazione del territorio, assecondiamo anche una filiera innovativa del trasporto, dando vita a un circolo virtuoso di conservazione del patrimonio ambientale e valorizzazione della ricerca internazionale nell’automotive. In Italia investiamo ancora poco nelle modalità innovative di trasporto, anche se il Trentino è a livelli migliori».
Alberghi «Le strutture ricettive andrebbero riqualificate almeno ogni tre anni»