«Schützen a scuola? Un’idea insensata»
Posizione critica dello storico Gustavo Corni. L’Anpi apre: «Non scorgiamo grandi problemi»
La questione degli TRENTO Schützen a scuola continua a dividere: alle proteste di Alberto Tomasi e Quinto Antonelli è seguita la dura risposta del governatore Rossi, che ha definito i loro interventi «censure da intellettualoidi» e difeso l’iniziativa degli Schützen, «come farei se a scuola venissero l’Anpi o gli Alpini»
(Corriere del Trentino di ieri). Mario Cossali, presidente dell’Anpi del Trentino ed ex insegnante, in generale si dichiara «favorevole al fatto che nella scuola entrino le diverse associazioni che animano il territorio, quindi anche gli Schützen; l’importante è che il tutto avvenga nel quadro di un progetto didattico definito e sensato, ai fini di una progressione culturale. Anche gli Schützen parlando della propria associazione, delle proprie radici, dei propri costumi possono fare memoria storica, porre in evidenza il pluralismo della storia trentina – dopotutto i bambini li vedono sfilare per la città, è giusto che capiscano chi sono. Non scorgo criticità – continua – se parlano nelle scuole della loro passione etno-culturale, basta che si fermino lì e non portino ideologie o visioni parziali». Un fattore che per molti anni ha impedito allo stesso Anpi di entrare nelle scuole: «Avevano paura che entrasse il comunismo – spiega Cossali – ma ora invece ci andiamo spesso per parlare della Resistenza, della memoria storica del ’900 e soprattutto della Costituzione».
Molto critica invece la posizione di Gustavo Corni, docente di Storia contemporanea all’università di Trento, che per l’occasione cita un classico della storiografia, The invention of tradition (1983), a cura di Eric J. Hobsbawm e Terence Ranger, nella cui introduzione si legge: «Le “tradizioni” che ci appaiono, o si pretendono, antiche hanno spesso un’origine piuttosto recente, e talvolta sono inventate di sana pianta». Il riferimento in questo caso è alla tradizione degli Schützen trentini, che Corni sostanzialmente non vede: «La presenza di compagnie di Schützen in Trentino è stata sempre assai debole, i motivi che hanno portato a una loro ricostituzione in chiave associativa negli ultimi trent’anni vanno forse visti nel quadro di una sottolineatura e di una legittimazione dell’autonomismo trentino, che spesso ha portato anche all’invenzione di miti e tradizioni come quella del “buon governo asburgico” o degli Schützen appunto». Sulla presenza degli Schützen a scuola Corni non ha dubbi: «È un’iniziativa insensata, non ne capisco l’utilità, non vedo proprio quali contributi di carattere pedagogico-didattico e tantomeno educativo possano portare agli studenti – fosse anche solo per parlare dei loro abiti tradizionali, identici in tutto e per tutto a quelli degli Schützen del Tirolo settentrionale. Inoltre – continua – sono totalmente d’accordo con Tomasi e Antonelli sul fatto che gli Schützen propongano una visione della storia precostituita, settaria e intollerante, oltre che dilettantesca, priva di qualsivoglia metodo. La storia locale è una cosa seria, un patrimonio di tutti, di grande importanza civica, da studiare, conoscere e insegnare al meglio. E di certo gli Schützen non sono le persone più adatte per farlo».
Quanto alle trancianti dichiarazioni del governatore Rossi sui suoi colleghi storici Corni esprime il suo disappunto: «Se ci chiamano “intellettualoidi” allora noi abbiamo il diritto di parlare di “politicanti”. Inoltre affermare che oltre agli Schützen nelle scuole possono entrare anche altre associazioni come l’Anpi è solo mettere una foglia di fico; le scuole e gli insegnanti si rivolgano invece ai musei, agli istituti di ricerca storica, all’università se vogliono un supporto scientifico valido, non ad associazioni che propongono letture univoche e parziali».
Cossali L’importante è che tutto avvenga nel quadro di un progetto didattico definito e coerente