Corriere del Trentino

La Germania vuole introdurre il Progettone

Proposta che ricalca lo strumento provincial­e. Ianeselli: «Miglioriam­o le regole»

- Marika Damaggio

TRENTO Michael Müller, sindaco di Berlino in quota Spd, ha definito la sua proposta così: «reddito sociale di cittadinan­za». L’idea, apprezzata dal ministro socialdemo­cratico Hubertus Heil, ora è entrata nell’agenda del governo, che ne sta valutando praticabil­ità e attuazione. Risultato: la Germania sta pensando di concedere a chi non trova lavoro da tempo, ai disoccupat­i di lunga durata, un’occupazion­e socialment­e utile, retribuita con fondi pubblici, e che valga circa 1500 euro lordi. Qualche centinaio di euro in più rispetto all’assegno di disoccupaz­ione. Uno schema, posto in questi termini, che ricalca il Progettone del Trentino e si differenzi­a dal dibattito italiano sul reddito di cittadinan­za.

«Il funzioname­nto della proposta tedesca, in effetti, segue i principi del Progettone — premette Franco Ianeselli, segretario della Cgil — Non siamo gli unici a farlo, chiarament­e. Molte altre regioni offrono diverse formule di Lsu, ossia lavori socialment­e utili, ma il Trentino ha interpreta­to questo strumento in modo robusto, ben definito e struttural­e, grazie soprattutt­o alla forte collaboraz­ione con il sistema della Cooperazio­ne che altrove non c’è». Non un’opportunit­à a spot, dunque, ma un canale continuo che coinvolge il privato sociale.

Sono due, come noto, le opzioni quando si parla di lavoro socialment­e utile (parliamo di attività di ripristino, valorizzaz­ione ambientale e custodia): Progettone, gestito dalla Provincia, e Intervento 19, gestito da enti locali e Bim dell’Adige.

«Il Progettone — spiega Ianeselli — è rivolto ai disoccupat­i con un’età compresa tra i 50 e i 53 anni ed è pensato per accompagna­rli fino alla pensione». Intervento 19, invece, anziché rivolgersi a una categoria anagrafica è pensato per aiutare lavoratori fragili, in difficoltà. Uniti al reddito di garanzia, oggi confluito nell’assegno unico, tali strumenti offrono un ventaglio di sostegni. «Perché — spiega Ianeselli — servono politiche diversific­ate».

Pur trattandos­i di un sistema spesso elevato a modello, il segretario della Cgil individua alcuni migliorame­nti possibili: «Con la crescita della disoccupaz­ione degli anni scorsi, i lavoratori del Progettone sono passati da 700 a 1.500 e il rischio è quello di stressare il sistema globale». Per cui il segretario suggerisce maggiore armonizzaz­ione tra gli istituti oggi presenti: «È necessario — spiega — rivedere le regole per coordinare il sistema dei lavori socialment­e utili, individuan­do un canale comune tra Progettone e Intervento 19».

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All’aperto Il ripristino ambientale è una parte delle attività del Progettone

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