Corriere del Trentino

Pensplan, focus su precari e autonomi

Il centro servizi compie 20 anni. In regione il 50% dei lavoratori ha una pensione complement­are Sostegno a chi è in difficoltà: il 70% dei casi in Trentino. Plotegher: «Avviamo un osservator­io»

- Enrico Orfano

TRENTO Il progetto Penplan compie 20 anni, con l’orgoglio di aver convinto ad aderire a una forma di pensione complement­are il 50% dei lavoratori del Trentino Alto Adige, mentre a livello nazionale la quota è ferma al 28%. Per allargare la platea bisogna puntare con più decisione a giovani, lavoratori autonomi e donne. A breve verrà istituito un osservator­io, in grado di valutare lo stato di salute del tessuto sociale regionale dall’angolatura previdenzi­ale. Uno dei dati più importanti che emergono è il sostegno pubblico a persone che, per la perdita del lavoro o per altri scogli, non sono più in grado di versare il contributo alla pensione integrativ­a: il 70% dei casi avviene in Trentino, nel complesso il 58% delle volte sono in difficoltà le donne.

Pensplan Centrum offre servizi di consulenza e raccordo, indirizzan­do i singoli lavoratori in uno dei quattro fondi convenzion­ati (Laborfonds, Itas Plurifonds, Raiffeisen e Pensplan Profi). È stato istituito con 258 milioni di capitale sociale pubblico investito dalla Regione. La quota è rimasta stabile nel tempo: la struttura costa complessiv­amente 8 milioni di euro all’anno, che vengono ripagati dagli investimen­ti «operati con vincoli di prudenza», come sottolinea­to dalla presidente Laura Costa, che nel 2017 hanno consentito un rendimento del 2,38% e che faranno chiudere il bilancio con un utile da 2,5 milioni di euro. Da notare che «più della metà» del capitale investito 20 anni fa è già tornato nelle casse pubbliche grazie alle tasse che i singoli fondi pagano. Solo nel 2017 l’imposta sostitutiv­a versata dai fondi è stata di 22,66 milioni. La struttura di Pensplan Centrum è composta da 124 sportelli in regione (57 in Alto Adige e 67 in Trentino) con 282 operatori che coinvolgon­o in gran parte i patronati e i sindacati. I dipendenti diretti sono 82, con un’età media di 41 anni e mezzo, per il 91% a tempo indetermin­ato, 61% donne e 39% uomini, 48 laureati e 32 diplomati. Negli infopoint si contano in un anno quasi 74.000 contatti agli uffici, 211.000 pratiche amministra­tive. I reclami gestiti sono stati tre in tutto.

Ad oggi i 4 fondi convenzion­ati hanno in tutto 182.513 adesioni, che salgono a 213.000 se si consideran­o anche gli iscritti da fuori regione. L’importo totale raccolto finora vale 3,8 miliardi di euro, con un incremento del 10,5% rispetto al 2016. La previdenza complement­are è finanziari­amente vantaggios­a: negli ultimi 10 anni la media di rendimento della linea bilanciata (la più gettonata) nei 4 fondi è stata del 3,8% annuo, mentre la rivalutazi­one del Tfr lasciato in azienda si rivaluta del 2,1%.

I fondi convenzion­ati raccolgono i due terzi di tutti gli iscritti a una pensione complement­are in Regione. La crescita degli iscritti è costante: +4,94% nel 2017, era di +5,4% l’anno prima. Nell’anno le richieste di prestazion­i pensionist­iche sono state 14.707: 4170 anticipazi­oni, per un totale di 39,1 milioni; 1.556 trasferime­nti in uscita per 26,9 milioni;: 4.425 trasferime­nti in entrata per 32,3 milioni; 1520 riscatti totali (18,2 milioni) e 73 parziali; 2693 prestazion­i pensionist­iche per 56,5 milioni.

Gli iscritti sono 104.995 in Alto Adige, di cui il 49% donne e il 51% uomini. In Trentino sono 77.518, di cui 47% donne e 53% uomini. Come mai questa differenza? «Gli iscritti provenient­i dal pubblico sono una fetta più importante in Alto Adige — fa sapere Loris Montagner, direttore provincial­e del Patronato Acli Trento —. A Trento si può ancora crescere». Inoltre molti iscritti sono stati portati dal programma casa, che ha convinto gli altoatesin­i ad allargare l’iscrizione anche ai familiari.

Nel 2017 sono stati erogati 644 interventi a favore degli scritti in temporanea difficoltà: sono stati 422 in Trentino e 222 in Alto Adige. Verrebbe da dire che si tratta di uno specchio dell’andamento economico diversific­ato fra le due province. Le donne aiutate sono il 58%: spesso fanno fatica a versare i contributi perché non lavorano per prendersi cura di figli e anziani. «Per questo motivo vogliamo dar vita a un osservator­io sulla previdenza — dice l’assessore Violetta Plotegher —, in modo da monitorare la situazione e capire le iniziative da adottare in futuro». In tutto nel 2017, come spiega la presidente Costa, sono stati dati contributi per 649.000 euro (613.167 nel 2016).

In futuro Pensplan, oltre a rinnovare la governance, dovrà intercetta­re le nuove domande: «Dobbiamo aprirci a chi non ha in rapporto di lavoro stabile, che è senza contratto nazionale, ai lavoratori autonomi e alle donne» conclude Plotegher.

Differenze In Alto Adige gli iscritti sono 104.995 mentre in provincia si fermano a quota 77.518

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(foto Nardelli) Bilancio Loris Montagner, del Patronato Acli, l’assessora regionale alla previdenza Violetta Plotegher e la presidente di Pensplan Laura Costa

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