Pensplan, focus su precari e autonomi
Il centro servizi compie 20 anni. In regione il 50% dei lavoratori ha una pensione complementare Sostegno a chi è in difficoltà: il 70% dei casi in Trentino. Plotegher: «Avviamo un osservatorio»
TRENTO Il progetto Penplan compie 20 anni, con l’orgoglio di aver convinto ad aderire a una forma di pensione complementare il 50% dei lavoratori del Trentino Alto Adige, mentre a livello nazionale la quota è ferma al 28%. Per allargare la platea bisogna puntare con più decisione a giovani, lavoratori autonomi e donne. A breve verrà istituito un osservatorio, in grado di valutare lo stato di salute del tessuto sociale regionale dall’angolatura previdenziale. Uno dei dati più importanti che emergono è il sostegno pubblico a persone che, per la perdita del lavoro o per altri scogli, non sono più in grado di versare il contributo alla pensione integrativa: il 70% dei casi avviene in Trentino, nel complesso il 58% delle volte sono in difficoltà le donne.
Pensplan Centrum offre servizi di consulenza e raccordo, indirizzando i singoli lavoratori in uno dei quattro fondi convenzionati (Laborfonds, Itas Plurifonds, Raiffeisen e Pensplan Profi). È stato istituito con 258 milioni di capitale sociale pubblico investito dalla Regione. La quota è rimasta stabile nel tempo: la struttura costa complessivamente 8 milioni di euro all’anno, che vengono ripagati dagli investimenti «operati con vincoli di prudenza», come sottolineato dalla presidente Laura Costa, che nel 2017 hanno consentito un rendimento del 2,38% e che faranno chiudere il bilancio con un utile da 2,5 milioni di euro. Da notare che «più della metà» del capitale investito 20 anni fa è già tornato nelle casse pubbliche grazie alle tasse che i singoli fondi pagano. Solo nel 2017 l’imposta sostitutiva versata dai fondi è stata di 22,66 milioni. La struttura di Pensplan Centrum è composta da 124 sportelli in regione (57 in Alto Adige e 67 in Trentino) con 282 operatori che coinvolgono in gran parte i patronati e i sindacati. I dipendenti diretti sono 82, con un’età media di 41 anni e mezzo, per il 91% a tempo indeterminato, 61% donne e 39% uomini, 48 laureati e 32 diplomati. Negli infopoint si contano in un anno quasi 74.000 contatti agli uffici, 211.000 pratiche amministrative. I reclami gestiti sono stati tre in tutto.
Ad oggi i 4 fondi convenzionati hanno in tutto 182.513 adesioni, che salgono a 213.000 se si considerano anche gli iscritti da fuori regione. L’importo totale raccolto finora vale 3,8 miliardi di euro, con un incremento del 10,5% rispetto al 2016. La previdenza complementare è finanziariamente vantaggiosa: negli ultimi 10 anni la media di rendimento della linea bilanciata (la più gettonata) nei 4 fondi è stata del 3,8% annuo, mentre la rivalutazione del Tfr lasciato in azienda si rivaluta del 2,1%.
I fondi convenzionati raccolgono i due terzi di tutti gli iscritti a una pensione complementare in Regione. La crescita degli iscritti è costante: +4,94% nel 2017, era di +5,4% l’anno prima. Nell’anno le richieste di prestazioni pensionistiche sono state 14.707: 4170 anticipazioni, per un totale di 39,1 milioni; 1.556 trasferimenti in uscita per 26,9 milioni;: 4.425 trasferimenti in entrata per 32,3 milioni; 1520 riscatti totali (18,2 milioni) e 73 parziali; 2693 prestazioni pensionistiche per 56,5 milioni.
Gli iscritti sono 104.995 in Alto Adige, di cui il 49% donne e il 51% uomini. In Trentino sono 77.518, di cui 47% donne e 53% uomini. Come mai questa differenza? «Gli iscritti provenienti dal pubblico sono una fetta più importante in Alto Adige — fa sapere Loris Montagner, direttore provinciale del Patronato Acli Trento —. A Trento si può ancora crescere». Inoltre molti iscritti sono stati portati dal programma casa, che ha convinto gli altoatesini ad allargare l’iscrizione anche ai familiari.
Nel 2017 sono stati erogati 644 interventi a favore degli scritti in temporanea difficoltà: sono stati 422 in Trentino e 222 in Alto Adige. Verrebbe da dire che si tratta di uno specchio dell’andamento economico diversificato fra le due province. Le donne aiutate sono il 58%: spesso fanno fatica a versare i contributi perché non lavorano per prendersi cura di figli e anziani. «Per questo motivo vogliamo dar vita a un osservatorio sulla previdenza — dice l’assessore Violetta Plotegher —, in modo da monitorare la situazione e capire le iniziative da adottare in futuro». In tutto nel 2017, come spiega la presidente Costa, sono stati dati contributi per 649.000 euro (613.167 nel 2016).
In futuro Pensplan, oltre a rinnovare la governance, dovrà intercettare le nuove domande: «Dobbiamo aprirci a chi non ha in rapporto di lavoro stabile, che è senza contratto nazionale, ai lavoratori autonomi e alle donne» conclude Plotegher.
Differenze In Alto Adige gli iscritti sono 104.995 mentre in provincia si fermano a quota 77.518