Cinquestelle, regole trentine «Lista ladina necessaria»
Proposta inviata a Milano. Si pensa a squadre civiche di supporto
Regole ritagliate sulla legge elettorale trentina che premia le preferenze personali e il numero di candidati. È quanto hanno chiesto a Milano i militanti trentini del Movimento 5. L’obiettivo è evitare che un’applicazione acritica delle regole generali impedisca al M5s trentino di ottenere un buon risultato alle elezioni provinciali del prossimo ottobre. Due i possibili ostacoli: il divieto di candidare persone già candidate con altre liste dopo la nascita del Movimento e il tabù della lista unica. Se, sul primo punto, il Movimento ha già dimostrato alle politiche ampia flessibilità, sul secondo punto i margini appaiono più stretti, anche perché sono gli stessi militanti locali a nutrire qualche dubbio sull’apertura. «Se i civici sono come Valduga, che tratta i cittadini da sudditi — chiosa Filippo Degasperi — ne possiamo fare a meno». Una seconda lista di ladini, però, è considerata necessaria. «La prevede la legge — spiega Andrea Maschio — sarebbe un peccato rinunciarvi».
Un elenco di regole compatibili con la legge elettorale trentina. È quello che gli attivisti trentini del Movimento 5 Stelle hanno inviato al cervello di Milano. L’obiettivo è evitare che un’applicazione acritica delle regole generali impedisca al M5s trentino di centrare il risultato. Due i possibili ostacoli: il divieto di candidare persone già candidate con altre liste dopo la nascita del Movimento e il tabù della lista unica. Se, sul primo punto, il Movimento ha già dimostrato alle politiche ampia flessibilità, sul secondo punto i margini appaiono più stretti, anche perché sono gli stessi militanti locali a nutrire qualche dubbio.
«In accordo e coordinamento con il Meetup trentino — riferisce Andrea Maschio — si è deciso che fossero i consiglieri comunali a elaborare una proposta sulle regole per le provinciali». Il motivo è semplice: i consiglieri comunali in carica non possono candidarsi, pertanto non sono a rischio di conflitto d’interesse. «La proposta è stata elaborata in queste ultime settimane e l’ho da poco inoltrata a Milano con la richiesta di un parare e di un incontro». I criteri proposti per il candidato presidente sono semplici: iscritto almeno dal 2014, con non più di un mandato in consiglio alle spalle, residente in Trentino e incensurato. Per i candidati della lista si richiede: l’iscrizione, non avere più di un mandato alle spalle, non essere iscritti ad altri partiti, non rivestire altre cariche pubbliche, non essersi mai candidato in liste alternative al M5s. Il primo nodo sta qui. La regola generale dice non esserfino si candidato con altre liste dopo la nascita del Movimento (ottobre 2009). Questo metterebbe fuori gioco tutti coloro che si sono candidati in una semplice civica comunale, magari di un municipio di 200 anime dove si scontrano la lista «Rondine» contro la lista «Campanile». «Questo — riconosce Maschio — ci metterebbe un po’ in difficoltà. Le richieste di candidature abbondano per entrambi i generi e in tutte le professioni, ma abbiamo bisogno di candidare persone che siano un po’ conosciute». Filippo Degasperi è ancora più esplicito. «Non credo ci possa essere molto utile chi a 40 anni ha giocato con la playstation e poi ha scoperto la politica. Alle politiche sono state giustamente fatte eccezioni, non credo si possano escludere a livello locale».
C’è poi il problema, più spinoso, delle liste. La legge elettorale premia le coalizioni con più liste: con solo 35 candidati è difficile fare il pieno di preferenze personali. I trentini chiederanno a Milano almeno una deroga per la lista dei ladini: «È prevista dalla legge — ricorda Maschio — sarebbe un peccato rinunciarvi». Ed essere affiancati da liste civiche territoriali che aumentino le chace di successo? «È un’opzione che io valuterei — confessa Maschio — anche se non credo ci siano i tempi tecnici per questo voto». «Non c’è dubbio — premette Degasperi — che la lista unica ci danneggia. Detto questo, sarei davvero molto prudente: oggi sono tutti civici, anche il Pd fra un po’ lo diventa. Ma se il civismo è quello di Valduga, che tratta i cittadini da sudditi, direi che possiamo farne a meno». Intanto, l’ipotesi di presentare una fanta-giunta è tramontata. «L’idea è buona, ma la legge prevede un massimo di due assessori tecnici, gli altri devono essere consiglieri e l’esito del voto conta» osserva Maschio.
Candidabili L’intenzione è escludere solo chi si è già proposto contro il Movimento