Corriere del Trentino

Sparò ai commercial­isti: processate­lo

Ivan Hörmann è accusato dalla Procura di tentato omicidio, lesioni, sequestro di persona

- Rossi Tonon

La Procura di Trento ha chiesto il rinvio a giudizio per Ivan Hörmann, l’operaio di Mezzolomba­rdo che a dicembre fece irruzione nello studio dei commercial­isti Pola di Caldonazzo e aprì il fuoco. Secondo l’accusa, uno dei colpi esplosi venne sparato ad altezza uomo verso la moglie del profession­ista trentino. Per tale ragione, il pubblico ministero ha confermato tra le accuse quella di tentato omicidio.

TRENTO Tentato omicidio, sequestro di persona, porto abusivo d’armi e lesioni. Sono le accuse mosse dalla Procura nei confronti di Ivan Hörmann e sulla base delle quali il pubblico ministero Pasquale Profiti ha chiesto il rinvio a giudizio per il quarantase­ttenne di Mezzolomba­rdo che martedì 12 dicembre fece irruzione nello studio dei commercial­isti Pola di Caldonazzo armato di pistola e coltello.

Nella mattinata di quel giorno Hörmann era entrato nell’ufficio per una questione legata alla casa di Mezzolomba­rdo in cui abitava. Per quell’appartamen­to aveva versato una caparra di 30.000 euro ma la cooperativ­a edile di cui il 47enne era socio era entrata in crisi, difficoltà a cui seguì la liquidazio­ne. Come conseguenz­a Hörmann aveva perso la caparra e la casa che, in esecuzione di uno sfratto, avrebbe dovuto lasciare entro il 23 gennaio. Pare però che il 12 dicembre avesse ricevuto una lettera contenente una richiesta di denaro. Un ostacolo enorme, ritenuto insuperabi­le.

A quel punto l’uomo, secondo le ricostruzi­oni effettuate dai carabinier­i che lo arrestaron­o quello stesso giorno, avrebbe caricato in auto la sua Whalter P38, acquistata una decina d’anni fa quando possedeva il porto d’armi ma mai denunciata, dei proiettili, un coltello e una balestra. Poi sarebbe partito in direzione di Taio, verso la casa della famiglia che ha acquistato all’asta l’abitazione di Mezzolomba­rdo. Non trovando il proprietar­io, Hörmann avrebbe girato l’auto raggiungen­do Caldonazzo verso le 11.

Lì è entrato nello studio Pola armato, «perché così forse mi avrebbero ascoltato» aveva spiegato il 47enne al gip Marco La Ganga durante l’interrogat­orio. L’uomo aveva raccontato di avere l’impression­e che la sua vita «stesse andando a pezzi» e di sentirsi «perseguita­to».

Secondo la ricostruzi­one dell’accusa, sarebbe entrato nello studio chiedendo dei titolari, Rinaldo e Christian Pola. Avrebbe parlato con il secondo, il figlio, e poi con il padre. In quei pochi istanti, però, avrebbe perso le staffe esplodendo complessiv­amente tre colpi: due all’interno dell’ufficio personale dei profession­isti, verso il pavimento, e il terzo nell’anticamera. Da uno dei due sparati a terra sarebbe partita una scheggia che avrebbe colpito al piede il più giovane dei due commercial­isti causandogl­i una ferita guaribile in una decina di giorni. Il colpo esploso invece all’ingresso, secondo l’accusa sarebbe stato sparato ad altezza uomo, in direzione della moglie di Rinaldo Pola.

Per tali ragioni ad Hörmann vengono contestate le lesioni e il tentato omicidio. L’uomo, però, ha sempre sostenuto «di non voler uccidere nessuno». Né la donna e nemmeno i nuovi proprietar­i della casa in cui abitava. Dopo aver lasciato lo studio di Caldonazzo, infatti, l’uomo era salito nuovamente a bordo della sua auto e, pare dopo aver trascorso del tempo nel parcheggio di un centro commercial­e, si è diretto nuovamente verso Taio, ancora armato. Alle 16.30 venne intercetta­to dai militari e, dopo un breve inseguimen­to, fu arrestato. Da quel giorno è detenuto in carcere.

Ora la Procura ha chiesto che l’uomo venga sottoposto a giudizio immediato.

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Presidio Una pattuglia dei carabinier­i parcheggia­ta di fronte allo studio dei commercial­isti Pola a Caldonazzo nel giorno dell’agguato

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