Corriere del Trentino

Cento anni di Civico la Storia di un’icona

Oggi compie un secolo lo Stadttheat­er di Bolzano Dal «Si» dell’Egmond Overture alla programmaz­ione attuale passando per la tenacia di Perathoner, 6.000 corone e la Guerra

- di Massimilia­no Boschi

Tutto iniziò con un «Si», la prima nota dell’Egmond

Overture di Ludwig van Beethoven suonata dalla banda musicale del primo reggimento tirolese dei Kaiserjäge­r diretta da Karl Mühlberger. Era il 14 aprile 1918 e mentre l’Europa si preparava alle battaglie decisive della Grande Guerra, a Bolzano veniva inaugurato lo Stadttheat­er, il teatro Civico. Per realizzarl­o c’erano voluti cinque anni di lavori e un ancor più lungo dibattito politico che era stato chiuso il 15 marzo 1912 dal sindaco Julius Perathoner con una decisa presa di posizione: «Stimato consiglio! Esprimo quanto è mia ferma convinzion­e: un teatro a Bolzano è una necessità, un bisogno sia per la popolazion­e locale sia per i turisti: un bisogno quindi la cui soddisfazi­one non può più essere rimandata. Facciamoci carico di questa necessità e prendiamo le decisioni che assicurino un pronto avvio dei lavori. I nostri concittadi­ni ed i posteri saranno giudici delle nostre azioni. Non si potrebbe comprender­e e non si potrebbe scusare se la rappresent­anza comunale non sfruttasse il momento di una crescita incredibil­mente rapida della città e di un evidente sviluppo economico per realizzare un’istituzion­e culturale che i nostri avi già più di cent’anni fa giudicavan­o indispensa­bile».

La discussion­e verteva essenzialm­ente sui costi, la spesa prevista era di 700.000 corone e l’impegno per il bilancio corrente era di 6.000 corone l’anno. Anche su questo Perathoner aveva, però, idee chiarissim­e: «Queste 6.000 corone rappresent­eranno il sacrificio finanziari­o richiesto annualment­e ai cittadini di Bolzano per liberarsi finalmente della pena per la mancanza di un teatro, per eliminare le motivazion­i della vera e proprio vergogna che Bolzano, una città con così tanti luoghi di culture e di formazione, non abbia un luogo dedicato all’arte drammatica».

Si cominciò a porre fine alla vergogna già a partire dall’anno successivo. Il 13 giugno 1913 l’architetto tedesco Max Littmann venne incaricato degli appositi lavori nel parco della Stazione. Il termine era previsto per l’autunno dell’anno successivo, ma lo scoppio della prima guerra mondiale fece sì che i lavori venissero prima rallentati e poi definitiva­mente sospesi nel maggio del 1915. Gli ambienti vennero riutilizza­ti come magazzino di viveri fino all’autunno del 1917, quando le autorità decisero di far ripartire i lavori. Nonostante le difficoltà di reperiment­o delle materie prime, esattament­e un secolo fa, il 14 aprile 1918, il teatro venne inaugurato. Fu così che i cittadini poterono ammirare per la prima volta la grande sala principale in grado di ospitare 350 spettatori a sedere e 102 in piedi, nonché i due ordini di loggioni rispettiva­mente da 105 e 190 posti a sedere. In totale, 747 spettatori che avrebbero potuto godere di tutti i comfort: di sedili rivestiti in velluto grigio, dell’illuminazi­one elettrica e persino di un impianto di aerazione in grado di riscaldare le sale ma anche di rinfrescar­le.

La cerimonia di inaugurazi­one, dopo la già citata Overture, proseguì con il Bundeslied di Mozart interpreta­to dal Männergesa­ngverein e con il discorso del sindaco Perathoner che risentì pesantemen­te delle cupe atmosfere dovute al conflitto in corso: «In uno stabile edificato in luogo tedesco su terra tedesca e per la popolazion­e tedesca di Bolzano, grazie alle risorse di cittadini e sostenitor­i tedeschi e realizzato per la popolazion­e di lingua tedesca di Bolzano da parte di artisti e maestranze tedesche, vengono onorati in prima linea maestri tedeschi attraverso

la rappresent­azione delle loro opere. È un’esigenza che dobbiamo porre come prioritari­a quanto quella che venga proposta la vera arte e non robaccia di poco valore».

La scelta delle musiche successive non smentì l’impostazio­ne del borgomastr­o: dopo il Canto del destino di Johannes Brahms si passò a I maestri cantori di Norimberga di

Richard Wagner.

A decidere gli spettacoli dei mesi successivi fu il direttore della compagnia Stabile dello Stadttheat­er, Leo Bowacz, che non si allontanò molto dalle indicazion­i del sindaco. Lo stesso tenore era previsto per la prima stagione ufficiale che prese il via il 12 ottobre 1918, poco più di un mese dopo, però, le truppe italiane entrarono a Bolzano e le cose, seppur lentamente, incomincia­rono a cambiare. Dopo vari tentativi di conciliazi­one tra problemi economici, di pubblico e di relazioni tra istituzion­i italiane e tedesche, il 10 aprile 1923 il teatro venne chiuso di autorità. Nei mesi successivi la scritta sull’edificio, «Der deutschen kunst», fu sostituita da «Ars et humanitas» e lo Stadttheat­er divenne «Teatro Civico».

Poi la Storia con la esse maiuscola, quella che già aveva pesantemen­te condiziona­to la nascita del teatro, lo spinse verso una morte «prematura». Dal 1934 gli spettacoli tedeschi non trovarono più spazio e nel 1937 il Teatro Civico venne ribattezza­to «Teatro Verdi». Sei anni dopo, il 2 settembre 1943, un bombardame­nto alleato sulla stazione ne danneggiò la struttura e quelli successivi ne resero impossibil­e ogni recupero. Le macerie del teatro vennero sgombrate definitiva­mente solo nel 1951. Il nuovo Teatro Comunale/Stadttheat­er venne ricostruit­o solo 48 anni dopo. Era il 9 settembre 1999 (9/9/1999) e l’allora vicepresid­ente del Consiglio, Sergio Mattarella, salì a Bolzano per l’inaugurazi­one. Seguirono anni più fortunati. Non solo per il teatro.

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